15 Gennaio 2017, 16:02
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PALERMO – Si chiude una stagione in Procura, a Palermo. Scade l’incarico di tre aggiunti. I compiti passano, per il momento, ad altrettanti “giovani” coordinatori, in attesa del nuovo concorso.
È il momento dei saluti e dei ricordi con un pizzico di polemica, seppure pacata nei toni. Come quella che si coglie nelle parole di Vittorio Teresi. Il destinatario è il procuratore generale Roberto Scarpinato. Una circolare del Csm consente agli aggiunti in scadenza di tornare all’ultimo incarico ricoperto prima di approdare alla Procura della Repubblica. Teresi, dunque, sarebbe potuto andare alla Procura generale. Fino ad ora è stato coordinatore dei pm che indagano sui clan mafiosi della zona ovest della città – compresi i mandamenti di Resuttana e San Lorenzo – e del pool che rappresenta l’accusa al processo sulla trattativa Stato-mafia. Aveva chiesto al procuratore generale Scarpinato di essere applicato al dibattimento in corso davanti alla Corte d’assise per portare a termine il suo lavoro.
Scarpinato, però, “ha incomprensibilmente” rifiutato la sua richiesta. “Incomprensibilmente” è la parola che Teresi ha usato nella lettera inviata ai colleghi in cui ripercorre i tanti anni di servizio nell’ufficio giudiziario palermitano. Risultato: il procuratore aggiunto, pur di portare a termine il processo sulla Trattativa, ha deciso di restare in Procura dove da domani sarà un “semplice” pubblico ministero. E ci resterà ancora per un po’, fino al pensionamento fissato con la riforma attuale a 70 anni.
Settantanni li compirà a giugno anche Leonardo Agueci, il secondo dei tre aggiunti che hanno terminato il loro mandato. Sono pochi i mesi che lo separano dalla pensione e li trascorrerà negli uffici che fino ad ora lo hanno visto coordinare le indagini sulla mafia da Palermo Centro a Brancaccio. Vicino alla pensione – prevista a settembre – anche Maurizio Scalia, fino a sabato coordinatore delle inchieste sulla mafia agrigentina, ma anche del pool sull’immigrazione clandestina che tanti risultati positivi ha raggiunto.
Al posto dei tre magistrati, temporaneamente, il procuratore Francesco Lo Voi ha nominato Annamaria Picozzi, Caterina Malagoli e Calogero Ferrara. Il tutto in attesa di un nuovo concorso per il quale la partita è apertissima, senza contare che a marzo scadrà anche l’incarico di Teresa Principato (ha la delega sulle cosche trapanesi e sulle ricerche di Matteo Messina Denaro) che potrà tornare al suo precedente incarico alla Direzione nazionale antimafia.
Per i primi tre posti il termine per presentare le domande è già scaduto. Per il quarto c’è ancora tempo. Chiuso, invece, il bando per ricoprire i tre incarichi già scaduti. Trenta i candidati in lizza. Ci sono molti pm in servizio a Palermo (oltre a Picozzi, Ferrara e Malagoli, anche Francesco Del Bene, Paolo Guido, Renza Cescon, Sergio Demontis, Marina Ingoglia, Carlo Marzella, Pierangelo Padova), altri che a Palermo hanno già lavorato (Maurizio De Lucia, oggi alla Dna; Roberto Piscitello in servizio al Dap; Marzia Sabella, oggi consulente della commissione parlamentare Antimafia; Ambrogio Cartosio, aggiunto a Trapani) e volti ‘nuovi’ come Luca Tescaroli, pm a Roma, che ha lavorato sulle stragi quando era a Caltanissetta. Aveva deciso di non presentare domanda Antonino Di Matteo, pm del processo Trattativa, che dopo le “bocciature” dei mesi scorsi pare davvero destinato alla Dna.
La corsa per le nomine a Palermo si incrocia con quella per altri tre incarichi: procuratore di Messina (al posto di Guido Lo Forte), Trapani (Marcello Viola è andato alla procura generale di Firenze), e Termini Imerese (in uscita c’è Alfredo Morvillo).
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15 Gennaio 2017, 16:02