Non chiamateli “i ragazzi della scorta”

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19 Luglio 2010, 16:44

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Il destino delle ombre consiste nel non essere ricordate a sufficienza. Sembrerebbe un’ingiustizia, certamente è  la sorte di coloro che con discrezione custodirono qualcuno in vita, appunto con la leggerezza delle ombre. Scivolare via dopo la morte. Si scrive: Borsellino e gli angeli custodi, Falcone e “i ragazzi della scorta”. Avevano nomi e cognomi. Erano l’epicentro di esistenze indimenticabili e preziose. Avevano qualcuno che li aspettava a casa e che, da un giorno caldissimo, non li aspettò mai più. Gli angeli di Borsellino. Era Emanuela Loi la ragazza con la pistola che non si sposò, falciata dall’estate di via D’Amelio? Sì era lei. Era il capo, Agostino Catalano, l’uomo che salvò un ragazzo dall’annegamento in un giorno di mare del ’92? Sì, pare proprio di ricordare che fosse lui. Di sicuro, c’è un ex ragazzo che lo va a trovare e posa fiori sulla sua tomba ogni 19 luglio. “Papà Agostino mi ha salvato – racconta -. Lo chiamo così perchè mi ha fatto rinascere”. E quante altre vite avrebbe salvato Agostino che non potè proteggere il suo giudice e se medesimo. E quante altre volte avrebbe amato il suo uomo Emanuela, la poliziotta con l’abito da sposa. Erano la barriera di Borsellino, sono quelli che nessuno ricorda mai. Agostino Catalano, Walter Cosina, Vincenzo Li Muli, Emanuela Loi,  Claudio Traina.

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A Palermo c’è una donna, Emilia, che porta sul petto un ciondolo con la foto del figlio: Agostino Catalano. Emilia è una persona semplice, alle commemorazioni si ritrae. Noi pubblichiamo la foto di un suo abbraccio affettuoso col presidente Napolitano. E’ il modo per dire grazie, è il nostro modo per ricordare le buone ombre del giudice, i ragazzi che Paolo Borsellino amava come figli. I ragazzi che noi amiamo.

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19 Luglio 2010, 16:44

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