10 Febbraio 2013, 17:06
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PALERMO – La protesta corre sui social network e si concretizza in una manifestazione davanti al Museo del Risorgimento di piazza San Domenico a Palermo, per evitarne la totale chiusura. Organizzata da privati cittadini, radunati grazie ai social, alla protesta hanno partecipato i lavoratori licenziati e i rappresentanti sindacali della Filcams Cgil Palermo .
Il Museo del Risorgimento, che ospita anche la Società di Storia Patria, è l’istituzione palermitana più importate che tutela il patrimonio storico-documentario dei moti rivoluzionari dell’ottocento. In esso sono custoditi reperti della storia risorgimentale, cimeli dei moti del 1820, del 1848 e della spedizione dei mille. Testimonianze cartacee d’epoca, divise, armi, medaglie e materiale appartenuto a Garibaldi in persona.
Aperto a maggio del 2010, dopo un restauro durato quattro anni e costato 300mila euro, il Museo è stato di nuovo chiuso. Per mancanza di finanziamenti, i quattro dipendenti sono stati licenziati e i documenti, i cimeli, i 110mila testi rari della biblioteca, parte come il museo di una istituzione antichissima, la Società di Storia Patria fondata nel 1863 dai più famosi studiosi del tempo, ritorneranno nelle casse.
Durante la manifestazione, a cui hanno partecipato più di 50 persone, è emerso che la Società Siciliana per la Storia Patria, dopo aver azzerato il proprio organico e sfrattato un proprio dipendente, mantiene in vita la propria struttura, che mette a disposizione anche per la realizzazione di convegni. Come quello che si tenuto giorno 8 febbraio, in cui si parlato proprio del Mezzogiorno e della necessità di investire sul Sud per far crescere il Paese.
“Nulla nei confronti di chi ha organizzato il convegno, sia chiaro – afferma Monja Caiolo, Segretario Generale Filcams Cgil Palermo – il nostro disappunto è rivolto tutto al Presidente della Società Siciliana per la Storia Patria. Ha azzerato il proprio organico, rifiutando un dialogo con i sindacati, di prendere in considerazione sia il ricorso agli ammortizzatori sociali che ad un’eventuale ricollocazione dei propri dipendenti presso la società con cui erano in trattativa per cedere la gestione dei servizi erogati dalla Fondazione che, ospitando il convegno, dimostra di essere ancora perfettamente in attività:ci chiediamo con quali lavoratori.
“Auspichiamo che il presidente della Regione, al quale da tempo abbiamo chiesto e sollecitato un incontro, – prosegue la Caiolo – ci convochi al più presto per fare chiarezza sulla vicenda, tenuto conto che fino al 2012 la Società ha goduto di finanziamenti da parte della Regione. Auspichiamo, nel contempo, che il professor Puglisi decida di dialogare con noi, diversamente saremo costretti a proseguire con le azioni legali, tenuto conto che i licenziamenti, che riguardano quattro lavoratori, la cui età anagrafica impedisce di pensare ad una ricollocazione degli stessi, sono stati già impugnati.”
La città di Palermo rischia di perdere un bene artistico di grande valore storico e sociale: “Come appassionato di storia della mia città considero la sua chiusura una perdita di una gravità inaudita” dichiara Fabio Ceraulo, promotore dell’iniziativa e autore del libro “ Palermo Nascosta”. “La riunione è stata simbolica, come nell’attesa che il museo apra le sue porte per poterlo visitare. Si vuole così evitare che un bene artistico vada perduto. Si dice che Palermo potrebbe vivere solo di turismo, ma se chiudono pure i musei, i turisti presto non avranno più motivi di venire. Il sole e il mare da soli non bastano più. Quindi, ci si augura che partecipino quanti più palermitani possibile per dare un forte segnale alle istituzioni e per dire “Sì alla cultura, No alla chiusura!”
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10 Febbraio 2013, 17:06