11 Luglio 2020, 19:56
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PALERMO – Preoccupato per le sorti di Cosa Nostra, sia per gli arresti che per lo spessore dei nuovi mafiosi. Li arrestano e diventano subito pentiti.
Mariano Asaro, da alcuni giorni tornato in carcere con l’accusa di aver guidato la famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, discuteva con Carmelo Salermo, arrestato l’anno scorso con l’accusa di essere il capomafia di Paceco.
Era il 4 dicembre 2018, giorno del blitz del blitz dei carabinieri di Palermo che arrestarono i boss che presero parte alla nuova cupola, quella del dopo Totò Riina. “Altri cinquanta ne hanno presi questa mattina… la nuova cupola… arrivederci…”, diceva Asaro.
Nelle settimane successive un altro dialogo captato faceva emergere due spunti interessanti. Primo: Asaro faceva intendere a Salerno di essere stato preventivamente informato da qualche boss palermitano della volontà di riconvocare la commissione provinciale di Cosa Nostra. Secondo: il mafioso trapanese se la prendeva con Francesco Colletti, capomafia di Villabate, uno dei presenti alla riunione convocata nel maggio 2018 in una palazzina a Baida.
Le colpe di Colletti erano due: parlava troppo in macchina e si era fatto intercettare (e mentre lo diceva ad Asaro toccava la stessa sorte, grazie alle microspie piazzate dai carabinieri di Trapani), e si era pentito subito dopo l’arresto.
Ecco il dialogo di Asaro e Salermo: “ Quello della nuova…”; “Si è pentito? Sì, subito… a lampo”; “Chi è?”; “Quello di Villabate”; “Maria Santa… ancora non era entrato (in carcere, ndr)… meno male che era gente seria… dice che era gente seria…”; “Bella gente… (ride)”; “Sulla macchina parlava a ruota libera questo”. Sono stati le intercettazioni di Colletti a fotografare la nuova mafia. Asaro gliene faceva una colpa.
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11 Luglio 2020, 19:56