“Non credo al cliente esasperato | E’ stato un segnale in piena regola”

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24 Febbraio 2010, 19:09

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Mauro Torti è un palermitano, avvocato, cinquantenne. Per circa vent’anni è stato uno dei più stretti collaboratori di Enzo Fragalà. La chiacchierata inizia con l’avvocato, non con l’uomo. Poi Mauro Torti comincia ad aprirsi, ad abbassare la maschera dell’avvocato. La voce lo tradisce, mentre racconta le passeggiate a cavallo insieme al suo amico, oppure i weekend sulla neve, a sciare. Parla dell’amico Enzo al passato, inconsciamente.

L'avvocato Mauro Torti

Di tanto in tanto se ne accorge, si corregge, ma dopo poco torna a parlare al passato, con un filo di voce. Non se lo spiega, le ultime ore sono state confuse, ha provato a farsi una sua idea dei motivi di quel gesto violento, rabbioso, che sapeva di esecuzione. “Non ho la sfera di cristallo, non riesco ancora a capire davvero cosa sia successo – dice -. In ogni caso bisognerà aspettare le prime risposte che arriveranno dalle indagini. Quel che è apparso a me è che sia stata un’esecuzione in piena regola. È come se si fosse trattato di un gesto volutamente plateale, per dare un segnale forte. Per la barbarie, la crudeltà del gesto, mi pare davvero improbabile che si sia trattato di un cliente esasperato. Sembra qualcosa di più organizzato”.

Lei esclude la traccia del singolo cliente, ma allora di cosa potrebbe essersi trattato?
“Vede, Fragalà è riconosciuto e riconoscibile da anni come uno degli avvocati di riferimento della città. Ha difeso un po’ tutti, dai massimi livelli nelle professioni, alle più alte cariche politiche dell’Isola, ai colletti bianchi. Ma attenzione, non si tirava indietro neanche davanti ai casi cosiddetti minori. Succedeva spesso che nella sua sala d’attesa s’incontrassero persone diversissime tra loro: personaggi illustri come, ad esempio, Sciangula si ritrovavano ad attendere di essere ricevuti al fianco dello zingarello di turno con un conto aperto con la giustizia. La capacità di assistere casi così diversificati è stata, mi scusi, è (si corregge, prova a parlare al presente, ndr) una delle sue più grandi peculiarità”.

Che lei sappia, Fragalà stava seguendo cause particolarmente delicate?
“Vede, tra i suoi collaboratori credo di essere stato quello che più di tutti lo ha seguito, ho lavorato al suo fianco almeno per una ventina d’anni. Da qualche anno ho uno studio tutto mio, che lavora in piena autonomia. Non sono aggiornato sugli ultimi casi che ha seguito. Però, vede, c’è una cosa, che è sempre stata una sua prerogativa: Fragalà è sempre stato un positivo. Ci sono due categorie di avvocati: da un lato ci sono quelli che, legittimamente, cercano di non creare aspettative nei loro clienti. Poi ci sono i positivi. Fragalà è sempre appartenuto alla seconda categoria. Soprattutto con le persone perbene, accusate magari ingiustamente. Ecco, per loro aveva sempre la parolina rassicurante, il ‘non si preoccupi’, ‘vedrà che troveremo una soluzione’. Chissà, magari questo suo approccio può essere stato mal interpretato. Non escludo nessuna ipotesi. Anche se continuo a credere che si tratti di qualcosa che abbia strettamente a che fare con la sua attività professionale”.

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Fragalà aveva una nomea d’infallibilità. Che lei sappia, ultimamente ha perso qualche causa?
“No, piuttosto nell’ultimo periodo aveva intensificato la sua attività politica, forse, in parte, penalizzando lo studio legale. Credo che negli ultimi periodi stesse cercando di colmare questo gap che si era creato”.

Tornando alla sua ipotesi, quella, cioè, di un’aggressione corale, complottista: chi potrebbe averla architettata?
“Non lo so, davvero. Però ripeto che qualche sua distrazione degli ultimi periodi, forse, potrebbe essere stata mal interpretata. Tra i casi che ha seguito negli ultimi anni, Fragalà non ha disdegnato di seguire collaboratori di giustizia”.

Si riferisce, nello specifico, a qualche nome in particolare?
“No, davvero, non lavorando più con lui non conosco i nomi dei suoi clienti. Però, ecco, c’era una cerchia di suoi assistiti che aveva scelto una difesa di tipo collaborativo, come lo stesso Castorina nell’inchiesta sulla sulla distribuzione dei prodotti ospedalieri in cui è stato coinvolto anche Marcelletti”.

Ci racconti l’uomo. Com’è Enzo Fragalà?
“Sicuramente una persona di grandissimo spessore, molto ingegnoso, positivo, attento ai dettagli, affabile, sempre col sorriso in bocca e la battuta pronta. Dispensava una grandissima quantità di complimenti. Ormai era soprattutto un amico, più che un collega. Amava moltissimo lo sport, lo praticava con lo stesso stakanovismo che applicava al suo metodo di lavoro. Con lui facevo sci ed equitazione, ricordo i weekend passati insieme in montagna”.

Ricorda qualche episodio in particolare?
“No, in questo momento niente di specifico. O forse sì. Quando andavamo a seguire qualche processo fuori città, c’era sempre un momento in cui si addormentava in macchina mentre io guidavo. Anche soltanto 5 minuti, gli bastavano. Poi si svegliava e tornava ad essere la persona allegra e affabile di sempre”.

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24 Febbraio 2010, 19:09

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