21 Aprile 2017, 05:30
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PALERMO – La pericolosità sociale deve essere attuale. Nel caso di Franco Mineo i fatti che gli vengono contestati sono risalenti nel tempo. Ecco perché la sezione Misure di prevenzione del Tribunale ha stabilito che all’ex deputato regionale non va applicato l’obbligo di soggiorno in città. Il collegio presieduto da Luigi Petrucci ha respinto la richiesta della Procura.
“La fittizia intestazione di beni, benché indubbiamente grave anche in considerazione del complessivo contesto di frequentazioni e cointeressenze con l’ambiente mafioso descritto nella sentenza di primo grado – si legge nella motivazione – risale al 2005 (nella quale è stata assorbita l’ulteriore analoga condotta del pur lontano 2010), né risultano a suo carico condanne definitive. E dunque non sono stati dedotti elementi idonei ad evidenziare la persistenza di quella pericolosità sociale che l’applicazione della misura di prevenzione presuppone”.
Due anni fa Mineo è stato condannato, la sentenza è stata appellata dai suoi difensori, a cinque anni per intestazione fittizia di beni con l’aggravante dell’articolo 7 – quella prevista per chi commette un reato favorendo la mafia – e a tre anni e due mesi per peculato. Un totale di 8 anni e 2 mesi, a cui si aggiunge l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Franco Mineo, si leggeva nella motivazione della sentenza, “rappresentava, per certi versi, il paradigma ideale di insospettabile prestanome funzionale agli interessi della consorteria mafiosa”. Era stata accolta la ricostruzione dei pm Pierangelo Padova e Dario Scaletta. Cinque anni aveva avuto Angelo Galatolo per intestazione fittizia aggravata, mentre era stato assolto dall’accusa di mafia.
I legali di Mineo, gli avvocati Ninni Reina, Marco Lo Giudice e Angelo Mangione, sono certi di avere in mano le carte che dimostreranno in appello l’innocenza del loro assistito, smontando le accuse dei pentiti Vito e Giovanna Galatolo e offrendo una chiave di lettura diversa rispetto ai finanzieri sui passaggi di denaro. Nel frattempo hanno incassato un successo davanti alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
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21 Aprile 2017, 05:30