"Non era una talpa": poliziotto assolto, era stato arrestato e sospeso

“Non era una talpa”: poliziotto assolto, fu arrestato e sospeso

Era imputato per corruzione. Non regge l'accusa che ricevesse soldi in cambio di soffiate

PALERMO – Assolto in appello, dopo sei mesi trascorsi agli arresti domiciliari e cinque anni di sospensione dal servizio. La Corte di appello ribalta il verdetto nei confronti del poliziotto Giuseppe Prestigiacomo, condannato in primo grado a due anni e otto mesi di carcere.

Era imputato per corruzione: avrebbe passato in cambio di soldi notizie riservate su indagini in corso. Già erano stati assolti Pietro Madonia, Vito Leale e Guido Riccardi e cioè coloro che, secondo l’accusa, avevano beneficiato delle soffiate delle soffiate della talpa.

L’indagine, condotta dagli stessi colleghi di Prestigiacomo, aveva preso il via da una parallela attività svolta dalla squadra mobile di Udine su un gruppo di rapinatori specializzati in assalti ai danni di istituti di credito del Nord Italia, in particolare della provincia di Udine.

Madonia e Leale, residenti a Ballarò, e Riccardi, dell’Albergheria, erano tutti pregiudicati per rapina. Così come Rosolino Lo Iacono, residente nel quartiere Santa Maria di Gesù, che ha patteggiato nella fase delle indagini preliminari.

Furono intercettate alcune conversazioni dalle quali era emerso che una “talpa”, dietro compenso di denaro, aveva fatto sapere ai rapinatori che avevano addosso gli occhi della polizia.

Gli avvocati Alessandro Musso e Loredana Greco hanno svolto una corposa indagine difensiva da cui è emersa una verità diversa. Lo Iacono sarebbe stato un confidente del poliziotto e per spillare soldi agli amici aveva fatto credere di ricevere notizie riservate da Prestigiacomo. Niente di tutto ciò, secondo la Corte di Appello che ha mandato assolto l’imputato per non avere commesso il fatto. Dopo sei mesi di arresti domiciliari e cinque anni di allontanamento forzato dal servizio.

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