06 Aprile 2013, 19:10
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PALERMO – “Noi non facciamo inciuci. Crocetta odia gli inciuci. Si è trovata un’intesa su una legge che difende i diritti civili. Una legge che secondo me i grillini non volevano votare”. Antonio Malafarina, capo dell’intergruppo crocettiano all’Ars, risponde alle accuse del Movimento 5 Stelle. E le sue parole la dicono lunga su come il vento sull’asse Roma-Palermo sia cambiato. Proprio Malafarina, infatti, è stato in questi mesi una sorta di “ambasciatore” crocettiano dalle parti del Movimento 5 Stelle. È stato lui, che è indubbiamente il deputato più vicino al governatore, sin dalle prime battute della legislatura a tenere i rapporti con il gruppo grillino, con il quale giovedì sera all’Ars si è consumata la rottura sulla legge che introduce la doppia preferenza di genere.
Onorevole Malafarina, perché dice che i grillini non volevano votare la legge?
“Guardi, quando si è votata la pregiudiziale proposta dal centrodestra, i grilini erano tentati di votarla. Poi hanno cambiato idea. Ma alla fine hanno perso l’occasione di approvare una legge importante per i diritti civili. Un atteggiamento di chiusura di chi dà l’impressione di non voler votare leggi di cambiamento”.
Loro sostengono che la legge possa favorire il controllo del voto, che poi è il problema d tutte le leggi elettorali con preferenza multipla, e avevano proposto dei correttivi per evitare questo rischio. Hanno davvero tutti i torti secondo lei?
“La loro proposta, quella del seggio unico per lo spoglio, era irrealizzabile. Il commissario dello Stato avrebbe impugnato la legge”.
Ma c’erano altri correttivi possibili. Voi capigruppo di maggioranza avevate presentato un emendamento per annullare le preferenze nel caso in cui nella scheda ci fossero stati i nomi di due candidati uomini, che poi è proprio uno dei punti deboli della legge che potrebbe in effetti favorire il controllo del voto. Altrimenti voi non avreste certo presentato un emendamento per correggerlo, no?
“Sì, quell’emendamento presentato da Gucciardi, da me e da Leanza lo abbiamo ritirato perché c’era una sentenza della Corte costituzionale che diceva che in quel caso si deve annullare solo la seconda preferenza. E non abbiamo voluto rischiare l’impugnativa della legge”.
Che alla fine avete votato col centrodestra. E da qui l’accusa di inciucio e il sospetto di accordi sottobanco.
“Ma quale inciucio? Noi non ne facciamo. È stata una convergenza alla luce del sole su una legge importante per i diritti civili”.
Non c’entrano niente scambi in vita dell’elezione dei tre grandi elettori che voteranno per il Presidente della Repubblica?
“Guardi, si mandano tre persone e si possono dare due voti. Noi voteremo per il presidente della Regione e per il presidente dell’Ars. Il terzo lo voteranno le opposizioni”.
Insomma, gli scenari romani non c’entrano con quello che è accaduto all’Ars?
“Sì, c’entrano. Io penso che l’irrigidimento dei grillini siciliani sia figlio proprio dell’irrigidimento romano del movimento di Grillo. Ma così non si va da nessuna parte. E a questo punto è legittimo cdercare il dialogo altrove”.
A Palermo e a Roma?
“Sì, penso che quanto è accaduto all’Ars, con un confronto con il gruppo di Musumeci e il centrodestra sia utile anche guardando allo scenario nazionale. Qui ci sono tante cose concrete da fare. Come la storica vittoria sull’articolo 37 dello Statuto. Da decenni la Sicilia ci provava. Ora a Palazzo d’Orleans c’è un uomo in grado di raggiungere questi risultati storici”.
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06 Aprile 2013, 19:10