Cronaca

“Borsellino, una pianta sana| Da alimentare con la verità”

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19 Luglio 2020, 10:01

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“È una vera e propria guerra, che non deve conoscere pause nella consapevolezza che la mafia si è evoluta e ci pone di fronte a sfide sempre nuove: dalla lotta alla corruzione al voto di scambio politico mafioso; dalla necessaria legge sull’art. 4 bis dell’ordinamento penitenziario – anche a difesa del regime detentivo previsto dall’art. 41 bis – alla ricerca della verità sulle stragi e dei responsabili non ancora individuati”. Così il Guardasigilli, Alfonso Bonafede, scrive su Facebook nel ventottesimo anniversario della strage di via D’Amelio. “È una guerra da portare avanti tutti insieme – aggiunge Bonafede – compatti: politici, magistrati, avvocati, giornalisti, docenti e, in generale, tutti i cittadini, ogni giorno, ciascuno nel proprio ruolo, con le istituzioni in prima linea”.

“L’Associazione Nazionale Magistrati non dimentica, insieme con le persone che con lui hanno perso la vita nell’adempimento estremo del dovere, la figura di Paolo Borsellino, che oggi e sempre rappresenta un modello di professionalità, coraggio e impegno civile per tutta la magistratura”. Così in una nota l’Associazione Nazionale Magistrati, in occasione dell’anniversario della strage di via D’Amelio.

“Ventotto anni fa, nella strage mafiosa di via D’Amelio perdeva la vita, assieme agli uomini della scorta, il giudice Paolo Borsellino. Un magistrato martire della fede nella giustizia che ha cambiato per sempre la storia della Sicilia e dell’Italia”. Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati in occasione dell’anniversario della morte del giudice assassinato il 19 luglio 1992. Il Presidente Casellati aggiunge: “I valori per cui Borsellino si è battuto fino all’estremo sacrificio oggi più che mai ci ricordano che lottare contro le mafie significa difendere la nostra società. Dopo l’emergenza sanitaria i clan sono pronti a fare da banca per aziende in crisi e da ufficio di collocamento per chi perde il lavoro. Un rischio che lo Stato non può e non deve permettere” conclude il Presidente del Senato.

“Il 19 luglio del 1992 viene trucidato dalla mafia #PaoloBorsellino, assieme alla sua scorta. Poche settimane prima, il 20 giugno, di fronte agli scout siciliani, in una veglia in ricordo di Giovanni Falcone, pronuncia parole che sono risuonate come il suo testamento morale”. Lo scrive la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti su Twitter.

“A 28 anni dalla Strage di Via D’Amelio, dove persero la vita Paolo Borsellino e la sua scorta, continuiamo a lottare ogni giorno per realizzare il suo sogno di un’Italia libera dalla mafia. Non dimentichiamo un grande uomo, un servitore dello Stato e della legalità. Paolo vive! “. Lo scrive su Facebook il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni.

“Ricordo quel #19luglio 1992. La notizia della strage di via D’Amelio a Palermo fu un colpo al cuore. Oggi, come 28 anni fa, un pensiero a #PaoloBorsellino e agli uomini della sua scorta. Un esempio straordinario di dedizione, onestà, coraggio. La lotta alla mafia si fa ogni giorno”. Lo scrive su Twitter Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

Tutti muoiono ma pochi sanno vivere. Paolo Borsellino era onesto, intelligente, preparato, puntiglioso nel lavoro… Ma la differenza l’ha fatta l’amore per la propria Patria e il fuoco nelle vene che gli ha dato quel coraggio che fa la differenza e resta Esempio! 19 LUGLIO 1992 non è la fine ma l’inizio di un mito. #PaoloVive”. Lo scrive su Facebook il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida

“Era una domenica come oggi, il 19 luglio del 1992. Paolo Borsellino andava a trovare sua madre. E proprio lì in via D’Amelio a Palermo, lo attendeva una Fiat 126 con 90 kg di esplosivo. Morì così il giudice, insieme a 4 uomini ed una donna della sua scorta. 28 anni dopo, chiediamo ancora tutta la verità. Paolo, Emanuela, Vincenzo, Walter Eddie, Claudio, sono i nostri eroi.”. Lo scrive sulla sua pagina Facebook il capogruppo Pd in Senato Andrea Marcucci

“Sono passati 28 anni da quella terribile domenica in cui furono barbaramente trucidati Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta: la giovanissima Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Cosina e Claudio Traina. E’ nostro dovere impedire che i loro nomi si cancellino dalla memoria, che si affievolisca con il passare del tempo la gratitudine che tutti noi dobbiamo a chi ha affrontato il pericolo e poi la morte per il bene della nostra collettività”. Sono le parole della professoressa Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, il giudice ucciso a Capaci il 23 maggio del 1992 e presidente della Fondazione che del magistrato prende il nome, nel 28esimo anniversario della strage di Via D’Amelio. “Questo 19 luglio e quelli che verranno nel futuro – aggiunge – ritroviamoci tutti insieme a rendere il giusto tributo a chi seppe stare dalla parte giusta”. “Gli anniversari e le commemorazioni – conclude – siano occasione per indicare ai più giovani cosa vuol dire essere cittadini che sanno difendere la libertà, la democrazia, la dignità”.

“Troppo facile una memoria solo commemorativa, una memoria che non è memoria viva, generativa di verità e giustizia. Sì, perché il nostro è un Paese che nega il diritto alla verità. Un Paese con una memoria dimezzata o d’occasione. Una memoria che non fa luce su tante pagine oscure della nostra Storia: omicidi e stragi, giochi e accordi di potere, appropriazioni di beni comuni, interazioni fra lecito e illecito, complicità tra politica e crimine organizzato. Ma una memoria dimezzata o manipolata non è accettabile per chi crede nella democrazia, cioè nella divisione dei poteri e nella condivisione della responsabilità. Non è compatibile la democrazia con le zone d’ombra, con gli abusi di potere, con i silenzi e le verità manipolate”. Così Luigi Ciotti, presidente Libera e Gruppo Abele. “Le mafie e il loro consolidato, antico potere vengono da lì. Vengono da una politica fiacca e complice, da una coscienza civica fatta di parole, da un’antimafia discontinua o al massimo stagionale”, conclude Ciotti.

“Era il pomeriggio del 19 luglio 1992, ventotto anni fa. Di domenica, il giudice Paolo Borsellino era diretto verso la casa della madre dopo aver pranzato con la famiglia a Villagrazia di Carini. Un’auto carica di tritolo parcheggiata in via D’Amelio a Palermo, all’altezza del civico 21, veniva fatta esplodere causando la morte del magistrato e dei cinque agenti della scorta: Emanuela Loi, Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina”. Oggi, ricorda il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, “si rinnova il dolore per il sacrificio di quei servitori dello Stato che, consapevoli del grave rischio cui erano esposti, fino all’ultimo, con coraggio, umanità e altissimo senso del dovere, onorarono la loro missione a tutela della legalità e contro la criminalità mafiosa”. “Il pensiero va anche ai familiari delle vittime, ai superstiti e a chi, testimone incolpevole di quella pagina tragica della storia del Paese, per lungo tempo ha convissuto con il trauma per essere stato presente sul luogo ove si consumò uno dei momenti più drammatici e vili dell’attacco della mafia allo Stato”. “Da parte del ministero dell’Interno e di tutte le sue componenti – prosegue il responsabile del Viminale – l’impegno contro ogni forma di criminalità organizzata e di anti-Stato. Il sacrificio del procuratore Borsellino ha contribuito ad innalzare il livello di consapevolezza delle istituzioni sulla necessità di dotarsi di nuovi e più incisivi strumenti per la lotta alla criminalità organizzata”. “Alcune delle disposizioni legislative e dei modelli operativi, che tuttora dimostrano la loro efficacia contro le mafie, risalgono a quella stagione di sangue e di dolore, essendo state introdotte dopo la strage di via D’Amelio come risposta a una sfida criminale all’intero Stato. Ma le mafie hanno una grande capacità di adattamento e sanno insinuarsi negli spazi aperti dalle ricorrenti crisi economiche. Ogni occasione è buona per minare settori sani della società”, afferma la nota sul sito del Viminale. Per tale motivo, aggiunge il ministro “lo Stato non deve mai abbassare la guardia e per costruire un argine efficace contro le mafie e le organizzazioni criminali, serve la collaborazione fattiva dell’intera società civile. La cultura e la pratica della legalità si costruisce ogni giorno e tutti insieme”. Con la stragi di Capaci e via D’Amelio la mafia non è riuscita a cancellarne l’esempio. Il loro ricordo anima l’impegno quotidiano di chi indossa la toga, una divisa dei tanti insegnanti, studenti, volontari, semplici cittadini e intere associazioni che fanno valere silenziosamente la loro fiducia nello Stato, nelle istituzioni, nei valori costituzionali. “Al procuratore Paolo Borsellino e ai cinque agenti che si sono sacrificati accanto lui – conclude il ministro – va rinnovato oggi il nostro grato e commosso ricordo”.

“Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, e Claudio Traina. Il vostro sacrificio è la nostra memoria. Terremo viva la lotta alle mafie. Sempre”. Lo afferma su Fb il ministro della Salute, Roberto Speranza.

“La lotta contro la mafia è una lotta per lo sviluppo, per la libertà, per la giustizia e anche per la verità. Quel pezzo di verità che manca va ricercato. I magistrati di Caltanissetta indagano e nuove carte vengono desecretate, questo è un compito delle istituzioni: contribuire alla ricerca di quel pezzo che di verità che manca”. L’ ha detto il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, questa mattina in via D’Amelio, nel corso delle commemorazioni per i 28 anni dalla strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti di scorta. “Oggi che sono qui in una veste diversa da tutte le altre volte, ho il dovere di rappresentare le istituzioni che devono concentrarsi sull’oggi, su una crisi in cui, come sempre, le mafie cercano di conquistare nuovi spazi. Ma abbiamo anche un’opportunità: anche loro hanno subito la crisi e lo Stato ha il dovere di provare a cogliere l’occasione di questo momento per stroncare la criminalità organizzata, per bonificare le paludi dell’illegalità, per provare a uscire da questa crisi con un modello di sviluppo che si coniughi con i diritti, con la giustizia sociale, con la legalità costituzionale. Ecco: questo è l’impegno che insieme ai ragazzi dobbiamo assumerci oggi”.

“28 anni fa il giudice Paolo Borsellino veniva brutalmente assassinato dalla mafia, insieme agli agenti della sua scorta, in Via D’Amelio a Palermo. La scuola italiana ha dedicato questo fine settimana alla celebrazione di questi servitori dello Stato che hanno dato la vita compiendo con coraggio il loro dovere”. Lo afferma in un post su Facebook la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. “Le celebrazioni sono organizzate dal ministero dell’Istruzione, dal Centro Studi Paolo e Rita Borsellino, dal Comune di Palermo, dalla Libera Università degli studi di Enna, dall’Associazione Nati per leggere – Sicilia’. La scuola è in prima linea nella difesa del valore della memoria. Una memoria che nella lotta alle mafie ha un ruolo fondamentale. Il sacrificio di Paolo Borsellino, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e degli uomini e donne delle loro scorte ha segnato l’inizio di una fase di nuova consapevolezza e intransigenza, soprattutto tra i giovani. Un cambiamento di cui la scuola è custode e garante. Dove c’è la scuola, c’è un presidio di legalità e c’è lo Stato”, prosegue il ministro. “Siamo al fianco dei docenti e di tutti i lavoratori del mondo dell’istruzione, con impegno e con gratitudine, soprattutto quando operano in zone in cui la cultura della legalità tra i ragazzi va costruita e difesa quotidianamente. Una missione che ho avuto modo di rinnovare, personalmente, nei miei recenti viaggi in Sicilia e Calabria, fornendo come Ministero risorse alle scuole che hanno subito atti vandalici e furti, ed avviando percorsi educativi volti a diffondere la cultura dell’antimafia”, conclude.

“‘Chi ha paura muore ogni giorno. Chi non ha paura muore una volta sola’. 28 anni fa, a via d’Amelio Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta furono uccisi da Cosa Nostra. Oggi ogni giorno, il loro ricordo immortale continua a guidare la nostra lotta alle mafie. Senza paura”. Lo scrive la ministra del lavoro Nunzia Catalfo su twitter.

” Il 19 luglio 1992 Paolo Borsellino si svegliò molto presto, come sempre, per ‘fottere il mondo con due ore di anticipo’, ma invece di lavorare come suo solito, decise di rispondere alla lettera di studentesse e studenti che non aveva mai incontrato. Veniva da giorni terribili e lo attendevano giorni altrettanto duri, eppure quella domenica il suo primo pensiero fu per i più giovani. Di Paolo ho tanti ricordi, personali e professionali, ma fra tutti questo episodio è quello che meglio racconta il lato umano del magistrato inflessibile che, con fiducia e generosità, credeva fortemente nelle nuove generazioni per contrastare la mafia. Oggi, a distanza di 28 anni dall’esplosione che lo portò via insieme ad Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, viviamo con la consapevolezza che la strada da seguire è quella da lui tracciata. Perché la mafia non è ancora vinta e c’è bisogno dell’impegno quotidiano di tutti noi per sconfiggerla. Lo dobbiamo fare anche nel ricordo e nel nome di chi ha dato la vita per il bene del Paese”. Lo scrive su Facebook il senatore di LeU Pietro Grasso

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“Paolo Borsellino ci ha lasciato l’idea dell’impegno, di quanto è importante far valere le ragioni dei più deboli, di quanto è importante che ci sia uno Stato forte, unito, onesto che possa sconfiggere l’illegalità e la mafia nel nostro Paese. Borsellino è l’esempio di chi non si arrende mai, anche a costo della propria vita. Un esempio straordinario che è scolpito nei cuori e sulla pelle di tutti gli italiani”. Così il presidente della Camera Roberto Fico nell’intervista rilasciata al Tgr Rai Sicilia e rilanciata su Facebook, nel giorno dell’anniversario della strage di via D’Amelio a Palermo.

“Dopo 28 anni da quel maledetto 19 luglio, un velo di mistero copre ancora l’identità di mandanti ed esecutori della strage in cui morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta. L’attentato di via D’Amelio chiama in causa negligenze che possiamo meglio definire connivenze, di uomini e apparati che avrebbero dovuto difendere un uomo-simbolo della lotta alla mafia”. L’ha detto il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci in occasione del 28esimo anniversario della strage di via D’Amelio. “Paolo Borsellino – ha aggiunto – è stato e rimarrà un esempio di integrità morale, capacità professionale e dedizione allo Stato. La sua figura e il suo modus operandi hanno lasciato una traccia, un seme, dal quale è nata una nuova coscienza e anche un rinnovato vigore nella lotta alla criminalità e al malaffare. Una pianta sana e robusta che oggi va alimentata con la verità sulle connivenze e le complicità”.

“Ormai era chiaro: la Mafia aveva dichiarato guerra allo Stato e colpiva i suoi uomini migliori”. Ricordando il 19 luglio 1992, quando alle 16.58 in via D’Amelio furono uccisi Paolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina, il parlamentare di Leu Erasmo Palazzotto sottolinea che “in quei giorni, migliaia di persone si schierarono in difesa delle istituzioni democratiche risvegliando la coscienza civile della Sicilia. Abbiamo scoperto presto, però, che era proprio in quelle istituzioni, nello Stato, che si annidava un nemico molto più pericoloso e potente”. “Fino a quando non sapremo tutta la verità su cosa accadde in via D’Amelio e in questi 28 anni di depistaggi e menzogne, non potremo mai dire di aver vinto quella guerra”, conclude Palazzotto.

“Per la Fondazione Progetto Legalità il 19 luglio significa prima di tutto il ricordo di quell’uomo generoso e straordinario che è stato Paolo Borsellino e del valore del suo sacrificio. Le emozionanti parole di Mario Conte, che qui pubblichiamo, interpretano nel modo più efficace i sentimenti di tutti noi. Teniamo però, in questa giornata, a ricordare anche il suo impegno ostinato, appassionato e consapevole nel combattere la mafia in tutte le sue manifestazioni, non solo quindi in quella più violenta e feroce, ma ancor di più in quella – che vi si accompagna sempre – insinuante, subdola e falsamente compiacente, dalla quale ha subito in vita gli attacchi più duri e che si presenta, ancora oggi, come la più difficile da estirpare. Ricordare Paolo Borsellino significa, oggi più che mai, offrire sincero e quotidiano esempio di legalità e – per le Istituzioni soprattutto – operare esclusivamente per la sua affermazione, senza alcuna deroga o “distinguo”. Significa anche tenere in mente che i messaggi di legalità riescono realmente a comunicarsi all’esterno ed a risultare convincenti solo attraverso i comportamenti concreti; che non bastano quindi i bei discorsi, i racconti epici, spesso adattati a propria convenienza, le affermazioni retoriche; che, soprattutto, ne deve essere energicamente stroncata qualsiasi prospettiva di uso falso, strumentale ed intellettualmente disonesto”, lo dichiara Leonardo Agueci, presidente della Fondazione Progetto Legalità.

“Il 19 luglio 1992 una bomba uccideva il giudice Paolo Borsellino e cinque uomini della sua scorta. Una tragedia che non dobbiamo dimenticare. Il coraggio delle idee è un valore che si tramanda tra le generazioni. Questo è lo spirito della lotta antimafia”. Così su Twitter la sindaca di Roma Virginia Raggi.

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19 Luglio 2020, 10:01

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