La buona Sanità siciliana, il caso dell'Oncoematologia

Non soltanto scandali, c’è una Sanità siciliana di cui possiamo fidarci

Caterina Patti, direttrice reparto di Oncoematologia Villa Sofia-Cervello'
Il caso dell'Oncoematologia di 'Villa Sofia-Cervello'
SECONDA PUNTATA DEL DIARIO
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Non ci sono soltanto gli scandali della Sanità siciliana, che vanno inesorabilmente denunciati e sottolineati, in un contesto con molte ferite da suturare.

Non ci sono soltanto diverse situazioni difficili. Quando, da cittadini bisognosi di assistenza, abbiamo registrato (e continuiamo a farlo) disservizi a vario titolo, diagnosi, forse, sbrigative e problemi, impigliati dentro una rete di disagi, sedimentata in un tempo lungo.

Il racconto del ‘meglio’

C’è una diffusa Sanità siciliana – silenziosa, di qualità, tenace – di cui possiamo fidarci. Ci sono impegni concreti: il bando per il Polo pediatrico di Palermo lo dimostra. Esistono unità elitarie che autorizzano un legittimo orgoglio.

Ed è necessario non dimenticare il meglio, per non lasciarsi prendere dalla rassegnazione, per scoprire uno sguardo differente. La declinazione del peggio come destino ineluttabile non serve e non è vera.

La buona Sanità siciliana

Un esempio di ottima Sanità siciliana l’abbiamo sott’occhio da anni: è il reparto di Oncoematologia dell’azienda ospedaliera ‘Villa Sofia-Cervello’ di Palermo, diretto dalla dottoressa Caterina Patti (nella foto) Ne avevamo già scritto come simbolo d’eccellenza.

“Abbiamo pazienti che arrivano da tutta la Sicilia – spiega la primaria a Livesicilia -. Questo accade perché qui sanno di trovare non solo terapie aggiornate, ma pure l’accesso a farmaci innovativi e studi clinici internazionali”.

Le cure dell’Oncoematologia

“Il nostro è un reparto ad alta intensità di cura – dice la dottoressa Patti – . Con ogni spazio e in ogni passaggio, riduciamo scrupolosamente i rischi a salvaguardia della salute. Oltretutto, stiamo molto attenti al benessere”.

La lotta è quotidiana. “Il mieloma ancora oggi non è da considerare guaribile – insiste la dottoressa – anche se curiamo la stragrande maggioranza dei pazienti e i risultati di alcuni studi con CAR T, la terapia cellulare, mostrano un plateau che ci fa ben sperare. Abbiamo notevolmente aumentato la cura e la sopravvivenza, con i numerosi farmaci disponibili, compresi nuovi anticorpi monoclonali e bispecifici oltre le CAR T”.

Le conclusioni suonano incoraggianti: “Offriamo terapie all’avanguardia. In alcuni tipi di linfomi, pazienti candidati a studi sperimentali hanno abbandonato la chemioimmunoterapia. Per alcuni sottotipi abbiamo già superato il novanta per cento di guarigioni. La statistica generale conferma che più del 50 per cento delle persone che abbiamo in cura riescono a farcela. Lo ribadisco: non serve più prendere l’aereo”.

I ‘passaparola’

C’è poi l’esperienza diretta o i ‘passaparola’ che appongono ‘like’ tangibili a parecchie realtà, magari poco reclamizzate, ma tenute in altissima considerazione dalla fragilità in cerca di terapie e accudimento. Non parliamo di cose normali – perché la normalità sarebbe il minimo – ci riferiamo ancora all’eccellenza.

Non tutto, dunque, è scandalo, non tutto è inefficienza. Noi proseguiremo nel racconto di luci e ombre, senza mai sottovalutare le ombre, senza mai oscurare le luci. (continua).

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