05 Agosto 2020, 08:54
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PALERMO– Tutti vogliono bene a Nunzio Mogavero. E gli volevano bene anche prima che diventasse l’eroe che è sempre stato, salvando quattro bambini da una casa in fiamme. Tutti gli vogliono bene, perché Nunzio è un poeta, con il suo sguardo profondo. Uno che, sulle sue amate Madonie, percorre i sentieri meno battuti, stende la mano verso il cielo e si sente in Paradiso.
Tutti gli vogliono bene. Il suo amico, il maestro Antonio Sottile, grande e celebre musicista, gli ha dedicato una bellissima poesia, lasciandosi scoprire pure quale raffinato autore dialettale: “Mi piaci, Nunziu, quannu ‘n Facebucchi / tu t’inn’ acchiàni lèsta o Chianu Zucchi /e pensi a tò signùra ntra i declivi /scrivennuci ti amu nmenzu ‘a nivi /”.
Tutti vogliono bene a Nunzio, perché ha riscattato la nostra viltà. In un mondo indifferente che guarda e che riprende con il telefonino un evento tragico, per ‘spararlo’ nella galassia social, lui agisce senza pensare ai rischi. Lui è l’uomo che, con Francesco, il carabiniere, lascia un funerale e corre verso le urla di terrore. Poi, si inerpica sulla grondaia, affronta l’incendio e non se ne va fino a quando non sono tutti in salvo.
Nunzio Mogavero, l’uomo con gli occhi grandi, che, quando ne ha abbastanza della folla, ristora la sua timidezza sui sentieri delle sue amatissime montagne. Ulisse in un’Itaca di pietre ed erba.
Nunzio che ti racconta del suo eroismo, senza chiamarlo così e dice: “Quando vieni a Isnello, ci prendiamo un caffè”. E anche se lo conosci da appena cinque minuti, ti parla come se fossi un vecchio amico, un fratello della stessa umanità.
Nunzio che ha parole, silenzi, occhiate e storie. Alcune saranno raccontate. Altre resteranno custodite nello spazio candido del suo cuore di bambino.
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05 Agosto 2020, 08:54