11 Febbraio 2021, 14:02
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PALERMO- Nella casa che non sarà mai più la stessa, ci deve essere ancora una foto di padre e figlio sul tavolino all’ingresso. Matteo e Vito Lo Iacono dicono, con le immagini, che nessuno potrà mai più abbracciarli. Ed è un dolore che nessuna giustizia riparerà mai. In un’altra casa si attende invano che Giuseppe Lo Iacono, marito, padre e pescatore, riapra la porta. Morirono tutti nel naufragio del peschereccio Nuova Iside che partì da Terrasini per non fare ritorno.
La cronaca ci dice che l’armatore, il comandante e il terzo ufficiale di coperta della motonave ‘Vulcanello’ sono stati arrestati dalla Guardia Costiera al termine dell’indagine della Procura di Palermo proprio sulla scomparsa del peschereccio, affondato a largo di San Vito Lo Capo il 12 maggio del 2020. Il comandante e il terzo ufficiale sono accusati di naufragio e omicidio colposo; nei confronti dell’armatore, posto ai domiciliari, è stato ipotizzato il reato di frode processuale e favoreggiamento personale. Secondo le accuse, la ‘Vulcanello’, quella notte, avrebbe avuto un ruolo nella sciagura del ‘Nuova Iside’. Gli arresti imprimono una svolta all’inchiesta. La giustizia farà il suo corso.
Rosalba Lo Iacono, mamma di Vito e moglie di Matteo, è una delle donne fortissime (nella foto con Giovanna Leone, la compagna di Vito Lo Iacono) che hanno punteggiato questa tragedia con il loro coraggio e la richiesta di verità, assistite dall’avvocato Aldo Ruffino. “Sì, la verità verrà fuori – dice ora la signora Rosalba -. Ci vuole tempo, ma la verità prima o poi si conosce. La nostra richiesta è sempre quella e non cambia: vogliamo giustizia. Sono morti tre ragazzi, in mare. Anche mio marito era un ragazzo, nel cuore e negli occhi. Vito farà ventisette anni il prossimo venti febbraio. Vogliamo andare sulla spiaggia, di sera, per lui. So che, purtroppo, non torneranno indietro. Nessuno mi ridarà mio marito e mio figlio”. Le stesse parole di Cristina, la moglie di Giuseppe che al telefono sussurra anche lei: “Vogliamo la verità”. “Fin dal primo momento – commenta l’avvocato Ruffino – abbiamo avuto fiducia nell’operato della Procura. Speriamo di intraprendere il processo presto, per accertare i fatti”. Il venti febbraio prossimo, andranno sulla spiaggia, queste donne fortissime, con tutto il loro dolore. E cercheranno nel cielo stellato delle risposte che nemmeno la giustizia terrena può dare.
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11 Febbraio 2021, 14:02