22 Luglio 2020, 12:45
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PALERMO – L’opposizione ci riprova, ma senza troppa convinzione. Dopo il duello in due tempi sulla relazione di metà mandato del governatore Musumeci, oggi Sala d’Ercole affronta il dossier ‘sfiducia’. Impossibile andare avanti con altri temi: in caso di mozione di sfiducia il Parlamento ha l’obbligo di esaminarla e discuterla prima di ogni altro impegno e così ha deciso la conferenza dei capigruppo di martedì, nonostante più di una voce tra le file dell’opposizione osservi come un dibattito a ridosso della relazione di fine mandato rischi di depotenziare ulteriormente la portata politica dell’assalto all’inquilino di Palazzo d’Orleans.
Dal quartier generale del Movimento cinque stelle, padre della mozione di sfiducia, le dichiarazioni ufficiali puntano comunque a riscaldare l’attesa per lo showdown di oggi. “Finora Musumeci e il suo governo non ne hanno azzeccata una, i siciliani avranno modo di prenderne atto”, le parole del capogruppo pentastellato Giorgio Pasqua che poi rincara: “Finora Musumeci ha fatto solo chiacchiere e zero riforme”. Negli ultimi giorni i rapporti tra il movimento e il governatore sono stati tesissimi: ‘casus belli’ la foto del presidente della Regione grondante di sangue postata dal deputato Nuccio Di Paola per pubblicizzare la mozione di sfiducia. Ieri il capogruppo di Diventerà bellissima, Alessandro Aricò, si è presentato a Sala d’Ercole con un cartello che ha ricordato l’uscita del collega M5s e ha chiesto l’adizione di un codice etico per i deputati dell’Assemblea.
Il dibattito prenderà il via alle 15 con l’intervento che illustrerà la mozione. A seguire interverranno i gruppi parlamentari, poi la replica del governatore e infine il voto dell’Aula. I tempi saranno contingentati. Nell’atto di accusa del Movimento cinque selle la bocciatura dell’esecutivo è su tutta la linea: dalla “catastrofica” gestione della vicenda della Cassa integrazione in deroga al “disastro del settore rifiuti”, dalla mancata redazione dei piani di rientro del disavanzo alla “scriteriata gestione dei fondi europei” e a quella “altrettanto fallimentare”, delle Partecipate. E poi ancora la nomina di Alberto Samonà, in quota Lega, all’assessorato ai Beni culturali e all’identità siciliane e le altre nomine, come quelle di Antonio Candela a capo della struttura regionale anti-Covid e Fabio Damiani all’Asp di Trapani, entrambi poi finiti nel vortice giudiziario dell’inchiesta ‘Sorella Sanità’.
Numeri alla mano la mozione non avrà la maggioranza dei voti, ma il clima che si respirerà oggi a Palazzo dei Normanni darà agli osservatori la possibilità di capire quanto accidentato sarà il percorso del governo nei prossimi mesi. Un esecutivo appeso agli umori degli ex grillini di Attiva Sicilia e di qualche altro deputato del centrodestra in cerca di collocazione. In ogni votazione importante saranno tante e variopinte le tessere del puzzle da ricomporre. Dal Movimento cinque stelle ieri una nuova bordata sul ddl Edilizia che naviga nelle commissioni: “C’è un condono, non potevamo dire sì a un testo che sana gli abusi – le parole di Giampiero Trizzino, Stefania Campo e Stefano Zito -. È l’ennesimo macroscopico scivolone del governo Musumeci che a parole è contro gli abusi edilizi, nei fatti, pero’, li difende con tanto di legge”. Qualche altra scintilla potrebbe arrivare dall’ormai eterno duello tra Musumeci e Claudio Fava. Lo scontro sulle critiche avanzate dal presidente dell’Antimafia regionale è stato l’unico sussulto di un dibattito stanco e depotenziato come quello andato in scena in occasione della relazione di metà mandato. “Musumeci è silente sulle inchieste che riguardano sanità e rifiuti”, era stato il J’accuse di Fava con la replica stizzita del presidente della Regione: “Linguaggio della peggiore antimafia“.
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22 Luglio 2020, 12:45