La nuova stagione del Pd siciliano si apre oggi, a Mondello, con l’assemblea che incoronerà formalmente il segretario regionale rieletto, Anthony Barbagallo. Da qui la serie sul travagliato Partito Democratico isolano ricomincia, dopo le lacerazioni delle puntate precedenti.
Non vogliamo affatto ‘prendere in giro’ la sensibilità di militanti ed elettori con la parafrasi televisiva. Però è certo che il livello drammatico dei passaggi ricorda proprio una di quelle serie foriere, nello spettatore, di un sentimento ambivalente. Il miscuglio di una fastidiosa tensione e la curiosità di vedere come andrà a finire.
Se si tiene conto delle divisioni, delle assenze, delle faide e delle antipatie, è logico pensare che il filone delle ostilità non sia esaurito. Anzi, il cammino che verrà non si presenta più agevole della strada impervia già sofferta. Proprio perché lo sa, un politico navigato come Anthony Barbagallo ha provato a tendere la mano.
L’offerta di Barbagallo
“Metteremo a disposizione una percentuale dei componenti della direzione per coloro che non hanno partecipato, proprio per garantirgli, quando lo riterranno opportuno, la rappresentanza nella vita ordinaria del partito”. Così, il segretario regionale nella sua intervista a LiveSicilia.it. Un’offerta che non trova sponde.
Ma sarebbe esiziale per la poca serenità rimasta mettersi a scrivere questo o quel nome sulla lavagna dei buoni e dei cattivi. Tutti hanno una parte di responsabilità, magari diversa, nella deriva. Quasi tutti hanno preferito presidiare l’ambito di riferimento, con le ragioni, le convenienze e perfino i torti, piuttosto che dedicarsi alla costruzione di una visione complessiva.
La vera sfida
Tutti – nella rabbia riflessa di elettori e militanti, giovanissimi taluni e appassionati – hanno dato una picconata, hanno sfregiato qualcosa, hanno peccato di omissione e nelle intenzioni.
Queste nuova stagione, nell’eco degli insuccessi del Pd siciliano, ha un senso soltanto rispetto alla sfida suprema: tornare, intanto, a essere un partito vero.
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