27 Settembre 2021, 16:18
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PALERMO – Non si rasserena il cielo sul centrodestra siciliano, che volge al maltempo dopo l’uscita di Matteo Salvini che in una intervista al quotidiano ‘La Sicilia’ aveva lanciato la candidatura a governatore del suo luogotenente nell’Isola Nino Minardo. A Salvini ieri ha replicato l’attuale inquilino di Palazzo d’Orleans, Nello Musumeci (“basta ambiguità, la Lega decida se uscire dal governo o restare”), e oggi dal Carroccio arriva la controreplica a firma del capogruppo all’Ars Antonio Catalfamo.
Le parole del presidente del gruppo parlamentare della Lega non sembrano distensive e bollano come “dispotica” la reazione di Musumeci alle frasi di Salvini. “Non trovo migliore aggettivo per definire la reazione del presidente Musumeci che invita la Lega a uscire dal governo solo perché il nostro segretario, a precisa domanda, ha risposto che La Lega ritiene di essere dotata di classe dirigente idonea ad amministrare le città più importanti e la stessa Regione Siciliana”, le parole di Catalfamo secondo cui “le alleanze non sono matrimoni”. Nelle parole del capogruppo leghista a Palazzo dei Normanni anche la sottolineatura su ciò che il partito di Salvini era quattro anni fa e su cosa è diventato in termini di adesioni: “La lealtà della Lega in questa esperienza di governo non è in discussione – dice – ma ciò non comporta che un partito in netta crescita in tutte le province ed anche all’interno dell’Assemblea regionale come gruppo parlamentare, non possa, legittimamente, partecipare ai tavoli di coalizione per decidere il futuro della nostra terra con le ambizioni proporzionate al suo oggettivo nuovo peso specifico complessivo”.
La Lega, quindi, forte anche dei suoi sette deputati, non intende abbandonare l’idea di guidare la coalizione di centrodestra alle Regionali 2022. “Seguendo invece le dichiarazioni del presidente Musumeci, sembrerebbe che lo stesso voglia frustrare sul nascere questo più che democratico dibattito, interno alla coalizione di centrodestra – ancora Catalfamo -. Quello che accadrà per definire ‘il dopo’ interessa tutti i partiti che collaborano agli equilibri della coalizione di centrodestra, di cui la parte politica di riferimento del presidente Musumeci è parte con la stessa dignità di tutti gli altri componenti ed anche della Lega che 5 anni fa era un partito secondario nello scacchiere regionale, mentre oggi, e soprattutto in previsione di domani, è oggettivamente protagonista anche in Sicilia”.
Sussulti anche da Forza Italia che con il suo leader regionale, Gianfranco Miccichè, ha proposto un metodo per l’individuazione del candidato presidente della coalizione: “Lasciamo che la scelta tocchi al partito che uscirà con maggiori consensi dalle amministrative”, le frasi rilasciate da Miccichè al ‘Giornale di Sicilia’ e alla ‘Gazzetta del Sud’. Niente carta bianca, quindi, a Musumeci, che dovrà guadagnarsi la ricandidatura a ranghi compatti: “Lasciamolo lavorare – ancora Miccichè -, anche perché, fin quando non ci sarà una valutazione negativa da parte della coalizione, il candidato in pectore è lui. Ma se si dovesse decidere di non ricandidarlo, Forza Italia non rinuncerà a proporre un suo candidato”. Resta sullo sfondo Cateno De Luca, che ai primi di ottobre lancerà ufficialmente la sua corsa alla presidenza della Regione: sono in tanti a vedere nel sindaco di Messina il grimaldello per fare saltare definitivamente la candidatura di Musumeci.
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27 Settembre 2021, 16:18