Nuova tangenziale addio| Sfuma il progetto da 900 milioni

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18 Agosto 2016, 06:15

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PALERMO – Un progetto faraonico da 900 milioni di euro che, adesso, è ufficialmente carta straccia ma che rientrava in un piano più ampio da due miliardi. Un collegamento veloce fra l’autostrada per Messina e quella per Trapani che resterà solo nei comunicati trionfalistici del 2011 quando il Comune, la Provincia, la Regione e l’Anas firmarono un protocollo d’intesa che oggi sembra lontano anni luce.

Palermo dice addio al “sogno” di una nuova tangenziale, o almeno lo fanno formalmente Palazzo delle Aquile, che sotto la guida di Orlando quel progetto l’ha sempre osteggiato, e soprattutto l’Anas che, nel corso di una riunione dello scorso 12 gennaio, ha detto chiaro e tondo che quell’opera non è fattibile. Troppi i problemi idrogeologici, eccessivo l’impatto ambientale, diversi i siti archeologici e le cavità presenti: difficoltà insormontabili, a cui va aggiunto anche l’impatto economico di un progetto che, a conti fatti, sarebbe servito veramente a poco.

“A gennaio abbiamo incontrato l’Anas – spiega l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Gini – e ci hanno spiegato che il progetto non è fattibile. C’è da considerare l’impatto ambientale su Maredolce, così come le simulazioni effettuate rendono il progetto non più valido economicamente. Attendiamo una comunicazione ufficiale, ma i contenuti ce li hanno già anticipati”.

In molti ancora ricordano quando, il 31 agosto del 2011, l’allora governatore Raffaele Lombardo, insieme al Comune e alla Provincia, firmò il protocollo d’intesa con l’Anas che si impegnava ad approntare uno studio di fattibilità della tangenziale interna di Palermo, da realizzare con il project financing e che avrebbe rappresentato una alternativa a viale Regione Siciliana.

L’opera avrebbe dovuto collegare rapidamente i due tronconi di autostrada “saltando” il tappo rappresentato dalla circonvallazione e creando così una mega infrastruttura a servizio del centro direzionale di fondo Luparello, in cui concentrare tutti i vari uffici della Regione. Un serpentone di cemento lungo 19 chilometri, largo 25 metri, appoggiato alla pedemontana e con sei svincoli, 9,2 chilometri di gallerie, 3,5 chilometri di viadotti.

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Un’idea che, già nel 2011, fece insorgere ambientalisti, partiti e associazioni: troppi i costi, sbagliata la localizzazione, inutile un’opera così mastodontica che avrebbe peraltro intaccato Maredolce. Nel 2013, epoca Orlando, il comune di Palermo diede il primo segnale di insofferenza bocciando, nelle linee guida del nuovo Piano regolatore, l’individuazione di fondo Luparello per ospitare il centro direzionale che, secondo alcune voci, dovrebbe sorgere in futuro in zona piazza Lolli. Un colpo durissimo al progetto visto che, senza centro direzionale, veniva meno uno dei motivi della tangenziale.

Nel 2013 però l’Anas ha cominciato ugualmente la progettazione, concludendo nel 2014 la prima fase di quella preliminare, forte di un finanziamento Cipe da 10 milioni del Piano nazionale per il Sud. Ma l’anno scorso la giunta Orlando ha messo a segno un altro duro colpo: approvando lo schema di massima del Prg ha cassato l’idea della tangenziale (come confermato anche da un ordine del giorno del consiglio a firma Alberto Mangano), la cui progettazione però restava in capo ad Anas, cosa che avrebbe consentito di scavalcare il Comune.

Un timore più che fondato, ma che ormai sembra esser venuto meno: il 12 gennaio scorso anche l’Anas ha sentenziato che la tangenziale è ormai un sogno destinato a svanire. Il problema infatti è che solo il 10% delle auto che attraversano ogni giorno viale Regione siciliana ha una provenienza e una destinazione extraurbana: il 90% del traffico è tutto interno alla città. Il Comune ha così avanzato la sua proposta: rivedere il protocollo d’intesa e chiedere al governo 200 milioni di euro per ammodernare e in alcuni casi completare viale Regione costruendo 7 sovrappassi, raddoppiando il ponte Corleone, realizzando gli svincoli Oreto, Francia e Perpignano. Inoltre Palazzo delle Aquile vorrebbe intervenire sulla viabilità parallela alla circonvallazione, allargando e adeguando strade esistenti ma ad oggi troppo strette, una su tutte la così detta “conigliera”. La tangenziale interna ormai è tramontata.

LE REAZIONI
“Come al solito si parla di un’opera in pompa magna, si enfatizza la sua importanza e poi dopo diversi anni si scopre non essere più utile e molto costosa – dice Filippo Occhipinti di Comitati Civici – La vicenda è paradossale e ci insegna, se ce ne fosse ancora bisogno, che i proclami dei politici sulle opere o investimenti faraonici sono al 90% solo favole. Il resto poi sono realizzate a distanza di decenni, per risultare poi 10 volte più costose. Spero che i cittadini abbiano capito e alle prossime elezioni sapranno scegliere meglio. In particolare mi piacerebbe conoscere i costi di progettazione, chi li ha intascati e perché ci sono voluti oltre 6 anni per decidere che un’opera da 900 milioni è risultata inutile e parecchio costosa”.

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18 Agosto 2016, 06:15

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