Nuove speranze nella cura| alle malattie del sangue

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09 Luglio 2009, 18:14

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E’ guidato da una giovane e minuta biologa molecolare uno dei punti di eccellenza della sanità nell’Isola: il laboratorio di diagnostica integrata oncoematologica e manipolazione cellulare. Alessandra Santoro, lunghi capelli bruni, voce gentile, sguardo dolce, due lauree e tanta attività di ricerca è il direttore della struttura dell’ospedale Cervello di Palermo che si occupa, traducendo dall’ostico gergo medico, di brutte malattie del sangue come linfomi, leucemie e mielomi.

Il centro, che adesso ha una sede nuova di zecca inaugurata questa mattina alla presenza delle massime autorità istituzionali della Regione siciliana, lavora con poche unità di personale ma può vantare finanziamenti pubblici e privati e strumentazioni all’avanguardia. E’ capace di fare ricerca e produrre decine di pubblicazioni per riviste scientifiche internazionali, oltre che di assicurare prestazioni di altissima qualità ed uniche in tutta la regione.

“La nostra ambizione è quella di diventare centro di riferimento per tutta l’area del Mediterraneo” confessa con un sorriso aperto la dottoressa, responsabile di una struttura che, dal 1989 ad oggi, ha effettuato 1.400 trapianti, con una media attuale di 70 interventi l’anno e che assicura 17.545 prestazioni specialistiche a pazienti esterni e 8.498 interni.

Quanti casi di leucemie diagnosticate?
“Nel nostro laboratorio diagnostichiamo 100 nuove leucemie acute l’anno, ed altrettante tra leucemie croniche e linfoni. E’ una casistica imponente”.

Che genere di attività si svolge in questo laboratorio?
“Una delle più innovative è quella della manipolazione cellulare per i trapianti di midollo osseo, che lavora secondo linee guida internazionali. Abbiamo sperimentato procedure di purificazione di alcuni tipi di cellule che aprono nuove prospettive terapeutiche anche in settori diversi, ad esempio nella medicina rigenerativa in ambito cardiologico, neurologico e di chirurgia toracica. La banca di cellule e di materiale biologico, crioconservati nei congelatori, comprende diverse migliaia di campioni estratti da cellule tumorali nel momento della diagnosi della malattia con una completa caratterizzazione immunologica e biomolecolare”.

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Ma c’è anche altro…
“Sì, c’è il modulo di citogenetica che è riconosciuto come centro di riferimento per alcuni protocolli medici. L’esame citogenetico ha un ruolo nel monitoraggio dei pazienti affetti da leucemia mieloide cronica. Qui, durante l’anno sono stati effettuati 600 studi di citogenetica convenzionale e 100 di citogenetica molecolare. Nel modulo di citofluorimetria, invece, si effettuano accertamenti che permettono di individuare lo stadio della malattia. Poi c’è la biologia molecolare, per la diagnostica delle leucemie, per la valutazione della risposta dei pazienti alle terapie e per lo studio delle mutazioni molecolari che stanno alla base della malattia”.

Quante persone lavorano nel laboratorio?
“Questa è una nota dolente, siamo pochi. Abbiamo solo cinque unità di personale strutturato, assunto stabilmente, altrettanti ricercatori, con contratto a progetto, e un piccolo gruppo di neolaureati tirocinanti”.

Nonostante ciò vantate un primato nella sanità siciliana. Il vostro laboratorio è riuscito nella non facile impresa di ottenere donazioni dai privati …
“E’ vero, e negli anni l’entità delle somme che ci hanno messo a disposizione è grossa. C’è stato chi ha regalato tecnologia e apparecchiature e chi ha scelto di pagare contratti per il personale. Venti anni fa siamo partiti con un piccolo nucleo, adesso siamo diventati grandi. La società Acqua Pia Marcia ha fornito uno strumento importante, il sequenziatore automatico del Dna, il Banco di Sicilia ha pagato contratti biennali, Banca Nuova ha sovvenzionato il personale ma anche acquistato il sistema per la purificazione delle cellule staminali, la Fondazione per la ricerca biomedica del Mediterraneo (l’Irbn,ndr) partecipa con noi a molti progetti di ricerca, ci ha fatto avere finanziamenti ed ha acquistato uno strumento molto innovativo per il monitoraggio della malattia residua”.

Siete anche riusciti ad ottenere riconoscimenti sul vostro lavoro attraverso pubblicazioni scientifiche?
“Sì, dal 1998 al 2008 abbiamo ottenuto 33 pubblicazioni ‘in extenso’ su riviste internazionali, come ‘Blood’ e ‘Nature’, con un fattore cumulativo negli ultimi cinque anni superiore a 100”.

Oggi si inaugura la vostra nuova sede. Cosa potrete fare in più qui?
“Grazie a questa struttura svilupperemo nuove applicazioni nel campo della terapia molecolare personalizzata e l’impiego di terapie cellulari nell’ambito della medicina rigenerativa. Ci sono significative sperimentazioni, in tal senso, nella cura delle affezioni cardiologiche, mediante il reimpianto di cellule staminali a pazienti infartuati, e nell’ambito delle problematiche legate alla resezione polmonare”. (G.P.)

Pubblicato il

09 Luglio 2009, 18:14

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