Nuovi collaboratori all'Ars | Gli esterni a quota 63 - Live Sicilia

Nuovi collaboratori all’Ars | Gli esterni a quota 63

Tre nuovi collaboratori per il Consiglio di presidenza dell'Ars. E un aumento di stipendio. Chi sono e quanto guadagnano.

PALERMO – Ci sono  volti nuovi tra i collaboratori esterni del Consiglio di presidenza dell’Ars. Da inizio settembre sono tre i nuovi ingressi e, tra quelli che già erano a Palazzo, qualcuno nel frattempo è andato via e a qualcuno invece è stato aumentato il compenso.

Il primo ottobre negli uffici della segreteria del presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè (Fi) è arrivato Giuseppe Genco. L’incarico è piuttosto breve, dato che viene conferito per soli tre mesi, ovvero fino al 31 dicembre. Il compenso ammonta a 6.000 euro per l’intera durata del contratto (e non per ognuna  mensilità, come erroneamente indicato nel documento caricato sul sito dell’Ars in un primo momento).

Il 17 settembre invece ha lasciato l’incarico di collaboratore del presidente dell’Ars, Giuseppe D’Orsi che ha rinunciato anzitempo per motivi personali al contratto di collaborazione che sarebbe scaduto il 31 dicembre 2018 e che valeva 1660 euro lordi mensili.

Dal primo settembre è cresciuto di qualche centinaio di euro poi il contratto di Milena Figura, uno dei collaboratori di Giancarlo Cancelleri (M5s): il compenso infatti passa da 1.700 a 2.173 euro.

Due new entry negli uffici dei deputati segretari Stefano Zito (M5s) e Gaetano Galvagno (Fdi). Gaetano Alberto Seby Cardillo si è aggiunto agli addetti di segreteria di Galvagno, con un contratto che va dal primo settembre all’ultimo giorno dell’anno, per poco più di 1.400 euro lordi mensili. Mentre dal 3 ottobre e fino a revoca il pentastellato Stefano Zito si avvarrà della collaborazione di Silvia Lo Forte per 1.200 euro lordi mensili.

Con questi nuovi ingressi tra le fila degli esterni di Palazzo dei Normanni, in totale i collaboratori esterni del Consiglio di Presidenza dell’Ars sono a quota 63. Molti contratti, 25 per l’esattezza, sono in scadenza a fine 2018 e se non rinnovati potrebbero dar vita a una nuova “infornata”, con volti nuovi a sostituire chi ha già ricoperto questi ruoli.


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