Nuovi risvolti sul brutale omicidio| “Dario si sentiva seguito”

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02 Novembre 2016, 15:55

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RIPOSTO. “Si sentiva seguito”. E’ questa l’ultima indiscrezione che emerge dalle serrate indagini sul brutale assassinio di Dario Chiappone. Un elemento che gli investigatori stanno approfondendo in queste ore per capire quali fossero i timori del 27enne. Potrebbe essere questo il movente, la chiave per far luce su un delitto i cui contorni restano ancora poco chiari. Per questo si scava nel passato della vittima, nella sua vita privata. Finora sarebbe emerso solo qualche piccolo problema legato al consumo di stupefacenti, per il quale avrebbe contratto debiti, che circa un anno e mezzo fa gli sarebbero costati un pestaggio. Ma il giovane sembrava aver voltato pagina. Quella paura di essere seguito rivelerebbe però poca serenità.

I militari dell’Arma stanno visionando con particolare attenzione tutti i nastri delle telecamere installate nel percorso compiuto da Dario Chiappone da Giarre alla via Salvemini a Riposto, teatro del delitto. Un percorso indicato dalla donna che si trovava in sua compagnia, unica testimone oculare. Finora il suo racconto sembra aver trovato conferma. Una telecamera, installata in un edificio a pochi metri dalla scena del crimine, avrebbe ripreso l’arrivo e poi il repentino allontanamento di due soggetti con il volto nascosto. I due avrebbero raggiunto poi una vettura, come immortalato dal sistema di videosorveglianza, alla cui guida si trovava un terzo complice.

Sarebbe stato quindi un commando ad entrare in azione lunedì sera. In queste ore si scandaglia anche il passato della 41enne giarrese per capire se qualcuno possa non aver gradito le attenzioni a lei rivolte dalla vittima. Il movente passionale, per le modalità di esecuzione, resta tra le piste privilegiate. Ma non si esclude che qualche creditore, forse imbottito di sostanze stupefacenti, possa aver voluto dare una lezione al ragazzo. Resta in piedi, per gli investigatori, anche la pista della rapina. La testimone avrebbe raccontato che i due uomini, dall’accento del luogo, avrebbero intimato, sotto la minaccia di un coltello e di una pistola, la consegna di tutto il contante. Ma 16 coltellate raccontano rabbia e sembrano davvero troppe per una rapina finita male.

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Forse il killer conosceva la sua vittima. Circostanza che spiegherebbe anche l’uso del passamontagna. Nelle prossime ore il medico legale nominato dalla Procura, Cataldo Ruffino, compirà l’esame autoptico, il conferimento dell’incarico è fissato per venerdì 4 novembre, all’obitorio dell’ospedale Garibaldi di Catania. Si attendono anche i risultati della scientifica sulle impronte rilevate sull’auto, una Suzuki Sx4, di proprietà della 41enne, al momento sotto sequestro. Ma si lavora anche sui telefoni cellulari della vittima e della testimone oculare, in cerca di tracce utili all’identificazione dei membri del commando entrato in azione.

Fiori nel luogo dell'omicidio a Riposto

Ieri mattina, intanto, con il favore del giorno, gli investigatori hanno compiuto un nuovo accurato sopralluogo in cerca di ulteriori tracce. Oltre al movente manca anche l’arma del delitto. Un coltello a serramanico dalla lama non troppo profonda con cui l’assassino ha squarciato, con una precisione chirurgica, ulteriore elemento in fase di approfondimento, la gola della vittima. Una ferita, forse quella mortale, che non gli ha lasciato scampo.

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02 Novembre 2016, 15:55

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