Tesori sommersi ad Aci Castello |Nuove esplorazioni subacquee

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25 Settembre 2016, 15:41

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ACICASTELLO – Non si ferma, sul fondale tra Acicastello e Capomolini, l’esplorazione del relitto carico di anfore risalente al II secolo a.C. Nei giorni scorsi una squadra della Guardia Costiera di Messina ha percorso il sito archeologico con un ROV (veicolo subacqueo a controllo remoto). “La centralità che la Sicilia ha avuto nei traffici commerciali e culturali risalenti alle epoche più remote ha portato ad una forte specializzazione degli operatori subacquei del 3° Nucleo Sub della Guardia Costiera in materia di ricerca e scavi archeologici”, ci ha illustrato il Ten. di Vascello Giuseppe Simeone, responsabile della squadra di ricerca. Se la profondità, per quanto non estrema, determina infatti un rischio aggiuntivo per i sommozzatori già impegnati in operazioni gravose, la tendenza attuale è quella d’impiegare robot dotati di sonar, telecamera e bracci prensili. L’operazione è durata sei ore, durante le quali si sono mappate diverse centinaia di metri quadrati di fondale; piattaforma operativa è stata l’imbarcazione del centro immersioni “Oceano Mare”. Notizie scarne ci sono state fornite -al momento- sull’esito della ricerca, spintasi oltre i -80m di profondità. Un dettaglio interessante, riferito dal dott. Philippe Tisseyre (che ha supervisionato l’intero lavoro) è il rinvenimento del coperchio di un’anfora, accoppiato al relativo recipiente: l’analisi del manufatto potrebbe riportare alla luce i caratteristici contrassegni utili a fornire indizi sulla provenienza del carico. “Altri dati li avremo una volta completata l’analisi dei campioni di terracotta prelevati dalle anfore recuperate”, precisa Tisseyre.  Ulteriori sviluppi riguardano poi un’altra zona archeologica, situata entro l’ Area Marina di Reperimento “Grotte di Acicastello”. Qui l’indagine si è svolta partendo da un cumulo di tegole e mattonelle antiche, in parte emergenti dal fondo sabbioso,  la cui disposizione suggerirebbe il carico di un’altra imbarcazione; peraltro, la presenza in zona di un relitto è “voce di popolo” da diversi anni.

“Potrebbe trattarsi di un sito ampio e interessante”, afferma ancora il dott. Tisseyre, “ma per gli scavi occorrerà un’organizzazione molto articolata”. Dello stesso parere è Massimo Ardizzoni, che auspica una momentanea interdizione dell’area per eseguire alcuni rilievi: ma in questo caso mediante squadre di sommozzatori. Un’altra possibilità d’indagine lungo la costa catanese sarebbe nella zona di Calatabiano e fino alla foce dell’Alcantara: qui si troverebbe almeno un relitto risalente alla II Guerra Mondiale, oltre a reperti di epoche precedenti. Ma l’estrema mutevolezza del fondale sabbioso, insieme alle correnti sostenute, complica l’approccio. Dei più recenti metodi di scavo ci parla il prof. Sebastiano Tusa, Soprintendente del mare: “Per cantieri oltre i -25m stiamo provando a coniugare robotica e operatori subacquei: alle mani si può supplire, mentre l’occhio umano è insostituibile malgrado gli strumenti più sofisticati”. Ma si tratta di spese ingenti: circa un milione e mezzo di euro per simili apparecchiature. Un’ulteriore difficoltà è data dalla carenza di spazi adatti alla ricollocazione dei reperti: “Il sindaco di Riposto ha messo a disposizione alcuni locali”, prosegue Tusa, “mentre a Catania non sono disponibili strutture adatte”. Per il Soprintendente questo sito rappresenta poi una grande opportunità di studio, visto lo stato di conservazione pressoché ottimo. Ma la ricerca archeologica potrebbe anche aprire la strada ad una rinnovata coscienza sociale: “Oggi sempre più, la gente comprende che il futuro della Sicilia non è nelle industrie, nelle trivellazioni e nei loro disastri. E’ chiaro che bisogna puntare sulla valorizzazione del territorio, e i beni sommersi rappresentano una grande risorsa”. La divulgazione risulta allora fondamentale, con riscontri che sembrano positivi: dall’esposizione locale relativa alla Battaglia delle Egadi, fino ad una fortunatissima mostra che ha portato ad Hong Kong alcune testimonianze dell’antica Roma. Sembra farsi strada l’idea comune di conoscere le forme del passato (anche nelle culture altrui) per trarne spunti utili a migliorare l’oggi.

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25 Settembre 2016, 15:41

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