13 Luglio 2012, 21:45
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Per un attimo hanno visto da vicino il carcere, dove avrebbero potuto passare anche otto lunghi anni di detenzione. L’ora x per Carlo Arculeo e Antonino Valguarnera, però, è arrivata ed è trascorsa senza che i due giovani palermitani vedessero definitivamente stravolta la loro vita. La corte di Cassazione infatti li ha momentaneamente salvati dalla prigione ordinando un nuovo processo di appello.
Una settimana dopo la sentenza per l’irruzione alla scuola Diaz si è concluso un altro atto processuale sui fatti del G8 di Genova. Questa volta alla sbarra c’erano dieci manifestanti, tutti accusati dei disordini del 20 e 21 luglio 2001. Il processo d’appello si era concluso nel 2010 con la corte che aveva distribuito il totale di 100 anni di carcere per i 10 imputati. Tra loro anche Arculeo e Valguarnera che, in secondo grado, erano stati condannati a otto anni per devastazione e saccheggio. Secondo i pm, i dieci imputati si sarebbero tutti mossi all’interno del cosiddetto blocco nero, i black bloc, che misero a ferro e fuoco la città. Agli imputati era stato contestato un reato – devastazione e saccheggio – che prevede pene dagli 8 ai 15 anni. Prima del 2001 era stato applicato molto di rado.
Proprio per cancellare quel tipo di capo d’imputazione era stata lanciata la campagna “10 X 100 Genova non è finita” che aveva raccolto oltre trentamila firme, consegnate stamattina al direttore amministrativo della Cassazione. Ciò nonostante il procuratore generale Pietro Gaeta aveva comunque chiesto alla Suprema corte di confermare le condanne di secondo grado. Una proposta che gli ermellini hanno accettato solo in parte: confermato il reato di devastazione e saccheggio ma ordinato un nuovo processo per cinque degli imputati (tra cui Arculeo e Valguarnera) a cui non erano state concesse le attenuanti generiche. Per i due palermitani quindi inizierà ora un altro processo di secondo grado.
“Sento qualcosa che è difficile da capire, è certo che dopo undici anni di processi pensavo ad un dentro o fuori, la terza possibilità non l’avevo neanche messa in conto” sono le parole di Arculeo, 34 anni, che dopo i fatti di Genova è tornato in Sicilia per aprire un agriturismo. Aveva messo in conto l’annullamento con rinvio Antonino Valguarnera che all’epoca del G8 aveva appena vent’anni. Dopo i fatti di Genova si è arruolato nell’esercito, è stato mandato a Sarajevo e ha meritato un premio da parte del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Poi è tornato a Palermo dove si è laureato in Scienze Politiche, iniziando ad attivarsi anche nel mondo dell’associazionismo cittadino. Alle scorse amministrative si era candidato con il Pd alla VII circoscrizione. Due vite normalissime, quindi, quelle di Arculeo e Valguarnera.
Due vite che rischiavano di cambiare per colpa di quel 20 luglio 2001, quando i due ragazzi furono fermati mentre erano in sella ad una moto in mezzo all’inferno genovese. “Cercavamo di allontanarci dagli scontri” spiegheranno in seguito. Per i pm però parteciparono costantemente al corteo del blocco nero, che si rese responsabile di una lunga serie di danneggiamenti. Dopo l’arresto furono condotti alla caserma di Bolzaneto, uno dei teatri dell’orrore di quell’infuocato luglio genovese. Secondo Amnesty International i fatti del G8 del 2001 furono “la più grande sospensione dei diritti democratici dopo la seconda guerra mondiale”. “A Bolzaneto – raccontano i ragazzi -ci hanno fatto rimanere 20 ore in piedi senza bere e mangiare, ci bruciavano le dita”. Quindi, dopo la scarcerazione, undici anni di vita normale, con la spada di Damocle del processo perennemente sulla testa. All’orizzonte l’ombra del carcere. Poche ore prima della sentenza Arculeo e Valguarnera avevano anticipato che in caso di condanna si sarebbero costituiti da soli in carcere. Per adesso potranno farne a meno.
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13 Luglio 2012, 21:45