17 Dicembre 2012, 13:17
4 min di lettura
CATANIA – Il piano di “security portuale” è stato elogiato da più parti. Eppure, c’è un aspetto del piano che nei mesi scorsi aveva sollevato qualche perplessità. Si tratta del nuovo varco doganale di Via Dusmet antistante gli uffici delle Dogane. In realtà accanto al nuovo varco ne esiste già un altro (a doppia corsia) che funziona da tempo. Il nuovo varco invece è stato aperto in data 9 agosto e a partire dal 20 di settembre ha conosciuto un periodo di collaudo che doveva concludersi entro una quindicina di giorni e che invece dura tutt’ora. Per motivi legati alla sicurezza e alla salute dei lavoratori degli uffici delle Dogane, la Uilpa aveva, in più di un’occasione, richiesto la chiusura del varco. Il 29 settembre, il segretario della Uilpa, Armando Algozzino aveva diffuso una nota di protesta indirizzata al Prefetto, al Questore, al Sindaco e al Commissario dell’Autorità portuale.
Così si leggeva nella nota: “per la salute dei dipendenti che si vedono costretti a lavorare in condizioni estreme, senza i requisiti previsti dalle norme e costretti a respirare ossido di carbonio in maniera costante per il passaggio lento, quasi con sosta continua di migliaia di automobili”. I problemi individuati erano soprattutto due: l’unica uscita di emergenza bloccata e lo smog. Vittorio Visicaro, segratario della Uilpa Dogane di Catania, scriveva così, in data due Ottobre, una lettera aperta sul giornale “La Sicilia”. “Il portone dell’Ufficio delle Dogane di Catania, -si legge- che funge anche da uscita di emergenza, è stato ‘sbarrato’ da dissuasori fissi di arredo urbano di tipo metallico tubolare con catena, anch’essi distanti circa un metro dal suddetto portone, cosi che chi dovesse scappare, per esempio, da un incendio, andrebbe prima a sbattere contro le catene dei dissuasori per poi finire sotto qualche macchina. Per non parlare dell’inquinamento da smog (ed acustico) patito da chi lavora a ridosso del ‘nuovo’ varco, causato dal fatto che tutti i mezzi stazionano con i motori accesi, in attesa che la barra mobile si azioni per consentire il transito di una vettura alla volta”.
Entrambe le richieste sono rimaste inascoltate sebbene la formula “urgente riscontro” fosse stata ben sottolineata. Come se non bastasse, nella lettere di Visicaro si menziona un incidente (avvenuto il 26 di Settembre) teso ad argomentare ulteriormente la richiesta di chiusura. “Una vettura – si legge- è andata a sbattere contro il semaforo regolatore delle barre mobili installate nel varco”. Eppure la Asp (che abbiamo contattato nella persona dell’ingegnere Aiello) sostiene di avere effettuato un sopralluogo il 4 Settembre e di non avere “riscontrato pericoli per la sicurezza o la salute dei lavoratori” e che “il varco è riservato soltanto alle autovetture e non ai mezzi commerciali, il varco obbliga a moderare la velocità: quindi i rischi per i pedoni sono minimi”. Inoltre “l’uscita di emergenza riguarda numeri ridotti di persone, dieci unità circa, quindi non costituisce un pericolo”.
Eppure, davanti al varco (come testimoniano le foto) c’è un cartello giallo indicante le categorie che possono passare dal varco: auto e camion. Per quanto riguarda i dipendenti, lavorano nell’Ufficio più di dieci dipendenti una ventina e in più il fatto che si tratti di un luogo aperto al pubblico in effetti testimonia che comunque le persone che vi si recano giornalmente non sono poche. Inoltre nella lettera, datata 2 ottobre, Visicaro dice di avere scritto infruttuose lettere sullo stato del varco proprio indirizzate all’Asp e non si menziona nessun sopralluogo. In realtà secondo quanto affermato da Giuseppe Francese, rappresentante dei lavoratori sulla sicurezza, la comunicazione del sopralluogo è avvenuta ma solo nel mese di Novembre.
L’Asp avrebbe inviato una lettera in risposta al verbale frutto di un’assemblea dei lavoratori che ha avuto luogo il 6 novembre. La comunicazione sarebbe arrivata circa due settimane dopo l’assemblea. Un altro elemento di perplessità è legato all’assenza di Francese durante il sopralluogo. Nello specifico, nonostante l’articolo 50 del decreto 81/2008 che prevede l’obbligatorietà di un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza durante i sopralluoghi, Francese non è stato in alcun modo coinvolto. La direttrice dell’Uffico delle Dogane, la dottoressa Calandra (che abbiamo contattato), asserisce, invece, che nel caso specifico non vi è alcun obbligo perché la zona teatro del sopralluogo è esterna all’ufficio. Ad ogni modo il malessere dei lavoratori non sembra destinato a placarsi, prova ne è che durante l’assemblea del 6 Novembre hanno chiesto alle organizzazioni sindacali di indire lo stato di agitazione.
Pubblicato il
17 Dicembre 2012, 13:17