20 Gennaio 2009, 10:22
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Nel giorno dell’insediamento del 44mo presidente degli Usa, riproponiamo l’intervista frutto della creatività di uno dei nostri giornalisti
Barack Obama è il nuovo presidente degli Stati Uniti. E a pochi minuti dall’ufficialità della sua elezione, ha avuto parole per tutti. Per la sua famiglia, per i suoi sostenitori, per gli avversari sconfitti, per il Paese, per il Pianeta, persino per… la Sicilia.
Obama dal vivo pare più stanco e meno giovane che in tv. Le occhiaie sono il segno dei festeggiamenti e di una campagna dura e massacrante. In coda con gli altri giornalisti, l’attesa è infinita. Ci avviciniamo lentamente. Al punto da scorgere il suo sorriso, tanto ben fatto da sembrare spontaneo. Alla fine tocca a noi. Complimenti di rito. Poi entriamo nel vivo. Il tempo è poco. La fila dietro di noi forse taglia l’America e unisce due oceani.
La Sicilia è sempre stata vicina agli americani – gli chiediamo -. Ricordiamo persino i propositi di diventare la quarantanovesima stella del firmamento statunitense. Cosa sarebbe cambiato?
“Semplice – risponde il presidente Usa – avreste vinto molte più medaglie alle olimpiadi, e meno campionati del mondo di calcio. E soprattutto, sareste arrivati sulla luna invece di interrogarvi ancora sul fatto di costruire un ponte”.
Lei è il primo presidente nero della storia dell’America. Un cammino lungo e difficile, al punto da aver fatto gridare al “miracolo” e al “momento storico”. Un nero alla Casa bianca, è davvero un controsenso?
“Sì, in un certo senso lo è. Un po’ come avere un Lombardo al governo della Sicilia”.
Tra i punti fondamentali del suo programma, uno riguarda la riforma della sanità americana. Lei ha detto di voler intervenire fortemente su questo settore. La stessa cosa sta avvenendo qui in Sicilia. Si rivede un po’ nelle idee e nelle azioni dell’assessore Russo?
“E perché no? In fondo, la guerra fredda è finita da tanti anni”.
Molti osservatori dicono che uno dei motivi della sconfitta del suo rivale McCain sia stata la crisi finanziaria che ha colpito l’America. Qui in Sicilia, invece, si discute sui problemi di bilancio degli enti locali, costretti a razionalizzazioni e a richiedere aiuti allo Stato.
“A noi dispiace molto. Ma voglio chiarirlo subito: noi Americani non siamo, oggi, nelle condizioni di dare una mano al comune di Catania per risanare i suoi conti. Inutile che ci chieda soldi”.
Per passare ad argomenti un po’ più frivoli, lei sa del dualismo tutto siciliano tra i palermitani e i catanesi? Da qualche anno, poi, entrambe le città hanno le loro squadre in serie A. Per quale delle due simpatizza, per il Palermo o per il Catania?
“Se devo proprio scegliere, dico il Catania. Il Palermo, con tutti quei ‘pelati’, mi sembra un po’ troppo di destra. Ma devo dire che dopo l’addio di Colantuono la situazione è un po’ migliorata. Ballardini è pelato, ma almeno somiglia al sergente americano dei Marines di Full Metal Jacket”.
Per finire, dalla Sicilia torniamo alle questioni nazionali. Le riportiamo l’ultima polemica esplosa dopo la sua elezione. Il senatore del Pdl Gasparri ha detto che probabilmente Al Qaeda avrà gioito alla notizia della sua vittoria. Cosa vuole rispondergli?
“Non voglio polemizzare. Sicuramente il senatore avrà letto male. Qualcuno gli spieghi che sono Obama, non Osama”.
(Ps Se non si fosse capito, è tutto uno scherzo)
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20 Gennaio 2009, 10:22