05 Novembre 2019, 16:19
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PALERMO – Ha sbagliato, ha sbagliato a fidarsi di Antonello Nicosia. L’onorevole Giuseppina Occhionero lo ripete più volte davanti ai pubblici ministeri Paolo Guido, Francesca Dessì e Calogero Ferrara. Risponde per due ore e mezza alle richieste di chiarimenti – la donna non è indagata – e la sua testimonianza è segnata da momenti in cui è apparsa molto provata.
Racconta di se stessa, del suo rapporto personale con Nicosia, del quale sarebbe divenuta vittima inconsapevole. L’uomo che da due giorni si trova in carcere con l’accusa di essere organico alla famiglia mafiosa di Sciacca ha approfittato del rapporto con l’onorevole per avere libero accesso in carcere, incontrare i detenuti e discutere di faccende che nulla riguardavano le condizioni carcerarie.
Eppure è per il suo impegno in difesa dei diritti dei detenuti che Occhionero lo aveva scelto. Nicosia proveniva dal mondo dei Radicali, curava delle rubriche televisive sul mondo carcerario. Tanto è bastato per accreditarsi agli occhi della donna e bypassare ogni verifica sul suo curriculum e sulla sua fedina penale. Il primo citava improbabili incarichi universitari, in Italia e all’estero, la seconda era sporcata da una condanna a dieci anni e mezzo per droga.
La nomina di Nicosia come assistente parlamentare è stato uno dei temi principali delle sommarie informazioni testimoniali rese dalla parlamentare ex Liberi e Uguali e oggi approdata a Italia Viva. Occhionero non ha fatto alcun verifica, ma alla Camera dei deputati così fan tutti quando la nomina di un assistente non passa dal Parlamento, ma direttamente dal deputato. Il rapporto fiduciario ha azzerato i controlli.
A poco a poco Occhionero avrebbe scoperto le bugie sul curriculum e si è rotto il rapporto di fiducia con Nicosia, il cui incarico è stato stoppato lo scorso maggio. In realtà, e di recente, quando il telefono di Nicosia è stato di nuovo messo sotto controllo dopo che si è accertata l’interruzione dei rapporti con il deputato, l’ex portaborse le ha inviato un sms: “Ti aspetta Santo Sacco” (uno dei mafiosi incontrati in carcere da Nicosia). Occhionero ha risposto: “?? Ma è uscito dal villaggio??”.
L’onorevole nel corso della testimonianza si è detta dispiaciuta per quanto accaduto, per avere letto il suo nome accanto a frasi choc come quelle contro Falcone e Borsellino. Ed è ora che è apparsa provata. Si è fidata di Nicosia, di quel rapporto che da professionale è divenuto personale. E oggi si sente tradita e amareggiata. Non si era accorta di nulla. Si è fidata ciecamente e ha sbagliato. All’uscita, accompagnata dall’avvocato Giovanni Bruno, spiega di avere detto “tutto ciò che c’era da dire”
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05 Novembre 2019, 16:19