24 Aprile 2020, 18:33
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PALERMO – È una storia che unisce odio e degrado quella culminata con l’omicidio di Maria Angela Corona, il cui cadavere è stato abbandonato nelle campagne lungo la strada che da Bagheria conduce a Casteldaccia. A ricostruirla è stata la nipote della vittima, Maria Castronovo, che ha confessato il delitto e ha coinvolto i due killer che aveva assoldato a Ballarò. La verità è contenuta in due drammatici interrogatori avvenuti giovedì e domenica scorsi all’ospedale Civico dove era ricoverata.
La parentela fra vittima e carnefice
Per un intreccio di prime e seconde nozze il padre della vittima è nonno dell’indagata. Castronovo vive in casa con l’anziano, ma è anche tutrice legale di due zii incapaci di intendere e volere, di cui gestisce le pensioni.
L’ultima lite
Venerdì Santo, così confessa Maria Castronovo, c’è l’ennesima lite con la zia che le brucia il braccio con il ferro da stiro. Ai carabinieri della compagnia di Bagheria e del Gruppo Palermo, per descrivere il clima di angherie che subirebbe da anni, la trentanovenne riferisce che da bambina la zia la costringeva a mangiare scarafaggi e a lavarsi i denti con l’acqua del Water. Ma potrebbe anche esserci l’accusa della mala gestio dei soldi di famiglia dietro gli screzi continui.
I killer a Ballarò
La donna si fa medicare al Pronto soccorso e decide che è arrivato il momento di mettere in pratica lo spietato piano che progetta da tempo. Un mese fa è andata a Ballarò. Ha avvicinato l’ivoriano Guy Morel Diehi davanti a una chiesa e gli ha dato una moneta da due euro. Se avesse voluto di soldi disponibili ce n’erano molti più, ma bisognava fare un lavoro sporco: dare una lezione alla zia. E così contatta il nordafricano con il permesso di soggiorno scaduto che accetta subito e coinvolge il maliano Toumani Soukouna. Vivono di lavori saltuari, raccattano soldi facendo i parcheggiatori abusivi o altro. Alla fine hanno ricevuto 15 mila euro.
La trappola mortale
Il 15 aprile i due nord africani si appostano dentro l’abitazione di Maria Castronovo, a Bagheria. Quando entra Maria Angela Corona la sorprendono alle spalle e la uccidono strangolandola. La nipote dice di avere avuto un ripensamento, quando ormai era troppo tardi. Infilano il cadavere dentro un sacco della spazzatura, lo chiudono con la cordicella dei pantaloni della nipote e lo caricano in macchina. A quel punto Maria Castronovo, così dice, ha già pensato di suicidarsi e porta con sé una bombola di gas. Il rimorso e il pentimento sono insopportabili.
Il tentato suicidio
Una volta sbarazzatasi del corpo con l’aiuto soltanto di uno dei due immigrati decide di togliersi la vita. Si apparta nei pressi del cimitero, chiama il fidanzato per dirgli addio – deve programmare una vita da solo, senza di lei – e tenta di farsi esplodere. Il fidanzato, a cui ha detto dove si trova, corre e la salva. Finisce in ospedale dove racconta la verità al pubblico ministero di Termini Imerese Daniele Di Maggio e in presenza del suo avvocato Francesca Maria D’Amico.
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24 Aprile 2020, 18:33