01 Marzo 2019, 18:19
1 min di lettura
PALERMO – Il caso non può essere archiviato. L’immagine della persona offesa va tutelata. Bisogna continuare a indagare per scovare coloro che hanno creato il falso profilo Facebook.
Il profilo falso era stato aperto con l’account “Filippo il buttaniere”, circostanza che la dice lunga sulle reali intenzioni dei “pirati” della rete, con tanto di foto vera dell’utente. I post avevano toni sprezzati. L’argomento era quasi sempre a sfondo sessuale e tirava in ballo anche i parenti della vittima.
La polizia postale ha tentato senza successo di svelare l’identità di chi ha aperto la pagina Facebook. Ma, scrive il giudice per le indagini preliminari Piergiorgio Morosini, non ci si deve arrendere e così, accogliendo l’opposizione all’archiviazione da parte dell’avvocato Dario Falzone, ha disposto un supplemento di indagini indicando cosa deve essere fatto: acquisire i dati di connessione del profilo nell’ultimo anno, acquisire gli indirizzi Ip forniti dalla società Facebook (che finora non ha risposto) presso l’operatore telefonico di riferimento, identificare gli amici che hanno interagito con il profilo e raccogliere la loro testimonianza. Una chat, un post, un mi piace potrebbero essere decisivi.
Pubblicato il
01 Marzo 2019, 18:19