03 Marzo 2013, 08:17
3 min di lettura
Da dove cominciare per raccontare i quattro anni di Livesicilia che oggi spegne le candeline? Avverto subito il lettore: da qui leggerà, se crede, un pezzo che contraddice tutte le buone regole del giornalismo. I saggi insegnano, mai parlare di sé, mai narrare in prima persona. Mi iscrivo alla categoria dei reietti. Questa storia si racconta per sé, mettendoci dentro tutto. E si racconta per istantanee.
Primo scatto. Qualche anno fa, ero agli sgoccioli della mia esperienza col “Giornale di Sicilia”. Non scrivevo più. Passavo le pagine. Mi rendevo conto che stavo appassendo e annegando piano piano dentro l’atmosfera consueta di tramonto che i cronisti morti viventi chiamano normalità e che per me ha un solo nome: tristezza. Avevo scritto qualcosa per I love Sicilia, mensile della Novantacento. Qualcuno da via Lincoln mi fece sapere che non si gradivano coabitazioni. O con noi o con loro, la sintesi del messaggio. Decisi, ascoltando il mio cuore come ho sempre fatto. E il ‘loro’ diventò ‘noi’. I primi passi su “Ilovesicilia.info”, il nonno del nostro quotidiano online. Francesco Foresta mi chiese di curarlo. Io conoscevo solo la carta, il rumore della carta quando la apri, l’odore della carta. Non sapevo nulla di ollain e dintorni. Pensai: questo è pazzo. E dissi di sì.
Furono mesi spensierati da dilettanti allo sbaraglio. Facevamo un giornale brutto, mettendoci bellissima passione. Scrivevamo e pubblicavamo con la schizofrenia degli irresponsabili. Mille contatti quotidiani rappresentavano un traguardo da stappare lo spumante. Crescemmo. E nacque la prima edizione di Livesicilia.it. Con noi c’era Biagio Semilia che adesso è un concorrente. Un compagno di viaggio a cui non ho mai smesso di volere bene. Al desk, Accursio Sabella, Andrea Cottone e Andrea Tuttoilmondo. L’ultimo è stato assunto da un’agenzia importante. Era già una penna sopraffina, si è strutturato da ottimo giornalista. Andrea Cottone, bravo e leale, si fa onore quotidianamente nella difficile trincea della giudiziaria. Accursio Sabella è un cronista parlamentare con i fiocchi. E’ anche l’amico che mi dà di più da litigare, beninteso dopo il mio direttore Foresta.
Le cose cambiarono anno dopo anno. E cambiarono in meglio. La memoria è piena di persone speciali che sono passate per rimanere o per volare altrove.
Seconda istantanea. La mattina del 21 luglio 2010. In un reparto di ospedale per gli ultimi respiri di mio fratello Marcello, ucciso dal cancro a 34 anni. Giorni di logica, ma non esclusiva disperazione. E’ il regalo più importante e faticoso del mio mestiere. Ho scoperto che il dolore non è mai un fatto personale. Un cronista – e ci mancherebbe – ha il diritto di soffrire. Ma non può lanciare al cielo il grido dello strazio: perché a me. La ruota gira per tutti. Un cronista lo impara nelle camere mortuarie, negli ingressi del pronto soccorso, sollevando pezzi e macerie di vite altrui. Urlare “perché a me?” sarebbe un’offesa alle esistenze infrante che ci sono scivolate addosso, mentre scrivevamo parole su un taccuino, sotto la pioggia. A casa, al ritorno di funerali, riecco il computer. Su Livesicilia c’era un messaggio d’affetto del mio direttore, dei miei amici e colleghi, con gli abbracci e la vicinanza dei lettori. Da allora non credo più che il nostro sia un mondo virtuale, seconda abusata definizione. Lo sento fisico e vero, qualcosa che ti tocca e che ti stringe. Qualcosa che salva.
Caro lettore, pensiero di ogni mattina al risveglio. Cosa vuoi che ti dica? Sì, siamo il quotidiano online più letto in Sicilia. Sì, i numeri ci rendono estremamente soddisfatti. In quattro anni gli ostacoli si sono dissolti e andiamo verso il futuro con fiducia. Potrei fermarmi, suonare la fanfara e ritirarmi in buon ordine. Questa è comunque la domenica della tua festa. Ma preferisco raccontare le foto, gli scatti che ho dentro e che porterò con me. Preferisco trasmettere la felicità quotidiana divisa con un editore che fa l’editore e con un direttore che è soltanto un giornalista che ama fare il giornalista.
E poi ci sono i ragazzi, le firme di Livesicilia, i piccoli e grandi cronisti che agiscono alla luce del sole, i redattori che mandano avanti gli ingranaggi nell’ombra della sala macchine. E’ per tutto questo e per altro ancora che vale la pena di crederci. Non mi sono mai pentito di avere ascoltato il mio cuore.
Pubblicato il
03 Marzo 2013, 08:17