23 Maggio 2015, 15:45
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CATANIA – La città ricorda Giovanni Falcone. Sono trascorsi ventitré anni dalla strage di Capaci in cui persero la vita il giudice Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli uomini della sua scorta in una giornata calda e difficile da dimenticare. Eppure, l’esercizio della memoria (da non confondere con la retorica a buon mercato) fa spesso posto all’oblio e al disinteresse. Lo dimostrano le fotografie di Lavinia Caminiti esposte al Tribunale di Catania. La mostra, organizzata dall’Anm catanese, ha un nome eloquente “Gli invisibili, ammazzati dalla mafia e dall’indifferenza”. La sequenza di foto in bianco e nero raffigura i luoghi delle stragi e degli omicidi di mafia tra macchine posteggiate sotto le lapidi, sacchetti di spazzatura e incuria di ogni tipo in una Palermo incapace di ricordare ogni giorno e non soltanto nelle date comandate. Sotto le fotografie si trovano le prime pagine dei giornali che ricordano il clamore e la risonanza mediatica che ebbero quel sangue versato e quelle morti. Un ricordo che fa a pugni con la trascuratezza che regna oggi in quei luoghi. “E’ un progetto di educazione alla cittadinanza”, spiega Caminiti. “La mia vuole essere una denuncia al senso civico perché noi ce la prendiamo spesso con l’amministrazione, ma se abbandoniamo un sacchettino d’immondizia in un luogo della memoria la colpa è nostra”, argomenta la fotografa. “Il giorno delle commemorazioni vediamo i luoghi dei delitti colmi di fiori durante la parata di rito e dopo neanche mezz’ora ritroviamo le macchine posteggiate sotto le lapidi e le corone di fiori per terra: questo la dice lunga”, racconta Caminiti.
E’ proprio questa ipocrisia che denunciano gli scatti della fotografa che attraverso l’arte restituisce una dimensione umana alle vittime. “Questi morti di mafia sono stati oltraggiati”, dice la presidente della giunta catanese dell’Anm, Daniela Monaco. “Il messaggio che vogliamo trasmettere è che la memoria non va offesa: questi uomini non vanno dimenticati, bisogna agire e fare il proprio dovere”, aggiunge il magistrato. I destinatari del messaggio sono soprattutto le giovani generazioni protagoniste di un altro momento commemorativo organizzato dai magistrati catanesi: la premiazione delle scolaresche che hanno preso parte al concorso la “Coppa della legalità” patrocinato dall’associazione Antiracket Libera Impresa e dall’Anm etnea.
Tanti i ragazzi che hanno popolato il centro cittadino per la passeggiata pedo-ciclabile (da piazza Duomo a Librino) “Capaci di Crescere” organizzata dall’amministrazione comunale e dalla Fondazione Ebbene. Gli studenti dell’Istituto De Felice, invece, hanno preso parte a un incontro su “L’eredità di Giovanni Falcone ai giovani di oggi”, organizzato dall’Associazione nazionale antimafia Alfredo Agosta. Al momento di confronto hanno partecipato Alessandro La Rosa, della Direzione Investigativa Antimafia, il cantautore antiracket Paolo Antonio, Giuseppe Agosta (figlio del commissario Alfredo Agosta), Carmelo La Rosa, vicepresidente dell’Associazione e il presidente Francesco Ficicchia. Lo spirito dell’incontro con i ragazzi lo ha sintetizzato Il Procuratore Alessandro La Rosa che ha ricordato la centralità della cultura e della scuola nella lotta al fenomeno mafioso.
“Gesualdo Bufalino – ha ricordato La Rosa – diceva che la mafia si combatte con un esercito di maestri elementari, per intendere che è la scuola che forma l’individuo ed è proprio in questo luogo in cui si deve discutere di antimafia”. L’appuntamento con la memoria per i catanesi si rinnoverà questa sera davanti al Tribunale con l’annuale commemorazione di Giovanni Falcone organizzata da CittàInsieme e con la marcia degli scout dell’Agesci che terminerà davanti al Palazzo di Giustizia. Ma come ci ricordano gli scatti di Lavinia Caminiti: ogni giorno deve essere il 23 maggio. La sfida per l’intera isola inizierà domani.
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23 Maggio 2015, 15:45