Oieni non è più dirigente generale | L'ultimo pasticcio delle nomine - Live Sicilia

Oieni non è più dirigente generale | L’ultimo pasticcio delle nomine

Il direttore al Lavoro non si insedierà perché titolare di una quota da 200 euro in un ente di Formazione. Il dipartimento, intanto, è senza "capo" da un mese. Pochi giorni fa, i dietrofront del governo interessarono anche i vertici della Sanità. Ma tutto iniziò con Tano Grasso...

PALERMO – L’ultimo pasticcio ha il volto e il nome di Lucio Oieni. Suo malgrado. Era stato scelto lui, dall’assessore al Lavoro Giuseppe Bruno, per assumere il peso del “dopo-Corsello”. Un tentativo naufragato a causa di un possibile e sotto certi aspetti surreale “conflitto di interessi”. Eppure, l’assessore al Lavoro nei giorni scorsi mostrava ottimismo. Il governatore Crocetta aveva chiesto di verificare se alcune voci sugli interessi di Oieni in un ente di formazione fossero reali o meno. “Problema già risolto”, assicurava Bruno, che confermava il proprio dirigente al vertice del dipartimento. Come ribadiva persino il sito ufficiale della Regione, dove il volto del dirigente “apriva” la pagina del dipartimento Lavoro, appunto.

Da oggi, quella foto e quel nome, non ci sono più. Oieni è a un passo dalla revoca. “Sono funzionario da 35 anni – si limita a commentare il dirigente – e farò quello che la mia amministrazione mi dirà”. Il presidente della Regione ha già informato l’assessore al ramo della sua intenzione di annullare il decreto presidenziale di nomina, già sospeso. Manca insomma solo l’atto ufficiale. E si completerà la parabola dell’ultimo scivolone del governo e dell’amministrazione regionale sul tema delle nomine. In principio, lo ricordiamo, fu Tano Grasso. Gli ultimi, solo in ordine di tempo, i direttori generali della Sanità Mauro Zappia, Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò. Tutti pronti a ricoprire incarichi apicali. E tutti costretti al “dietro-front”. “Ops, ci siamo sbagliati”.

Il caso-Oieni, come detto, è solo l’ultimo. E tra i più gravi, però. La revoca, annunciatissima, dell’incarico di Anna Rosa Corsello, infatti, risale al 28 agosto scorso. Ed era stata, come detto, ampiamente prevista dopo i casi del “flop day”. Già dieci giorni prima, infatti, il capodipartimento era stato pubblicamente sfiduciato dal suo assessore Bruno. Per un mese esatto, insomma, il dipartimento è rimasto senza un “vero” dirigente generale. Un mese fondamentale per fare ripartire una serie di attività. Da quelle legate al Piano giovani a quelle riferibili al Ciapi di Priolo e, ad esempio, alla Youth guarantee (tutto ancora fermo, non a caso). “E’ tutto a posto”, assicurava Bruno fino a pochi giorni fa. Ma su Oieni pendeva l’ipotesi di incompatibilità (spazzata via fin dall’inizio, pare, l’inconferbilità dell’incarico). Un’ipotesi però a tratti paradossale, perché legata alla partecipazione azionaria dell’1%, pari a duecento euro (sì, ducenteo euro), in una società che si occupa di formazione come l’Aira Srl, che a sua volta partecipa a un’altra società che si muove nello stesso settore, l’Artea srl. Appena dopo la designazione di Oieni, però, la Regione si accorge di questo possibile “intoppo” da qialche decina di euro. Così, il presidente della Regione annuncia di aver sospeso il decreto, Oieni di avere ceduto la sua minima quota della società. Il solito caos. Che adesso sta sfociando nell’ennesima marcia indietro. Confermata anche dalla “sparizione” del nome e della foto di Oieni dal sito ufficiale del dipartimento Lavoro. Crocetta ha già deciso: “Oieni va sostituito”. Di già.

Ma quello di Oieni, come dicevamo, è solo l’ultimo flop tra le nomine del governo. In queste settimane, infatti, sono arrivate altre due revoche. Quelle di due “nuovi” direttori generali della Sanità. Quelle di Salvatore Cantaro e di Angelo Pellicanò a direttori generali, rispettivamente, dell’azienda ospedaliero-universitaria Policlinico Vittorio Emanuele di Catania e dell’Azienda ospedaliera per l’emengenza Cannizzaro di Catania. Il governo, anche questa volta, si accorge di un problema. Il decreto Renzi che prevede la inconferibilità di alcuni incarichi a personale in queiscenza, entrato in vigore il 25 giugno scorso, “obbliga” l’esecutivo a chiedere un parere all’Ufficio legislativo e legale guidato da Romeo Palma. Il dirigente esterno della Regione, però, col suo parere, spiega che quelle nomine sono legittime, seppur per appena un giorno (il decreto di nomina è del 24 giugno). Ma al governo regionale le cose semplici non piacciono, così Crocetta decide di chiedere un altro parere, stavolta all’Avvocatura dello Stato. E, sorpresa, il parere è opposto a quello di Palma. Così, la giunta avvia il procedimento di revoca ai due nuovi direttori, scelti alla fine di un iter lungo più di un anno e mezzo.

Ma il decreto Renzi è arrivato quasi all’improvviso, si dirà. Scusa che non tornerebbe utile, invece, per altre due “mancate nomine” a direttore generale. Quelle di Mario Zappia e Calogero Muscarnera. Il primo, si era dimesso troppo tardi da una struttura privata nella quale aveva lavorato fino al 2012. In sede di accertamento era quindi “saltato fuori” il problema: il ruolo di dirigente che Zappia ricopriva all’Istituto Oasi Maria Santissima di Troina, infatti, è terminato a luglio 2012, e non erano quindi passati i due anni stabiliti dalla legge sugli incarichi nella Sanità pubblica. Non proprio una novità, insomma. Un fatto chiaro, e da tempo, anche all’atto della nomina. Mentre la “nuova sanità” di Crocetta, quella della rivoluzione, del merito, della trasparenza e delle commissioni “esterne” è andata a sbattere persino contro una presunta assenza di titoli da parte del direttore in pectore dell’Asp di Enna, Calogero Muscarnera. Anche in questo caso, il governo se ne accorge un attimo dopo. E fa marcia indietro. Come dovette fare in tante altre occasioni. È il caso, ad esempio, della nomina di Antonio Ingroia a Riscossione Sicilia, stoppata dai cattivoni del Csm. Poi l’ex pm è stato comunque ripescato a Sicilia e-Servizi, poco male.

Niente a che vedere, però, col “simbolo” delle nomine mancate. Quel Tano Grasso che avrebbe dovuto ricoprire il ruolo di vertice al dipartimento tecnico. “E’ di particolare rilievo – si leggeva un anno e mezzo fa in una nota del presidente Crocetta – la scelta di affidare a Tano Grasso, presidente nazionale della federazione delle associazioni antiracket, il ruolo di dirigente del nuovo dipartimento tecnico che verrà avviato dal primo marzo. Da tale dipartimento dipenderà anche l’osservatorio regionale per i lavori pubblici e quindi la politica di legalità e di controllo che il governo Crocetta intende portare avanti, viene potenziata con la massima espressione antiracket italiana, proprio perché è necessario fare pulizia e monitorare gli appalti, per evitare infiltrazioni in ogni settore”. Pochi giorni dopo, però, ancora nulla. E lo stesso Grasso a dire il vero ammetteva a Live Sicilia: “Non mi ha ancora chiamato nessuno”. Già, il governo si sarebbe accorto, dopo l’annuncio, che c’era anche in quel caso qualche problema di “titoli”. Il dipartimento, inattivo anche per questo motivo per diversi mesi, è andato poi a qualcun altro. Già allora il governo amava i “dietrofront”.


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