“Oif, vero flop della Formazione | I ragazzi siciliani meritano di più”

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05 Ottobre 2017, 18:52

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Gianni Bocchieri, dirigente generale del dipartimento Formazione della Regione Lombardia, relativo all’articolo di Live Sicilia sui corsi dell’Obbligo formativo dedicati ai ragazzi.

Caro Direttore,

Tra i tanti altri, il merito principale dell’intervista dell’ottimo Sabella a Don Benedetto del Cnos – Fap dei Salesiani, è di aver finalmente portato alla ribalta il problema più serio del sistema della formazione siciliana: la mancata partenza dei corsi dell’Obbligo formativo (Oif).

Qui siamo oltre i pur importanti problemi dell’avviso 8/2016, che sono stati poi gli stessi dell’avviso 20/2011 e dell’avviso 3/2015, formalmente destinati all’attivazione di attività formative per lavoratori disoccupati e sostanzialmente previsti per impiegare i formatori, a loro volta finiti nel pantano dei veti e dei ricorsi incrociati per la loro appartenenza a liste che consentissero l’assegnazione di punteggi aggiuntivi nella valutazione delle proposte progettuali dei vari enti.

I corsi dell’Oif sono quelli destinati agli studenti in uscita dalla scuola secondaria inferiore, ancora generalmente conosciuta come scuola media, che preferiscono i percorsi di istruzione e formazione professionale, alternativi ai licei ed agli istituti tecnici, più vicini alla domanda delle imprese del territorio. Sono quei percorsi con forte integrazione scuola-lavoro, che possono essere fatti anche in apprendistato per consentire ai giovani di studiare e lavorare contemporaneamente.

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Si tratta di quei percorsi che la letteratura specialistica definisce “filiera professionalizzante”, che ora anche in Italia continua fino al segmento terziario con gli Istituti Tecnici Superiore (ITS), con il conseguimento di diplomi superiori alternativi alla laurea o con il conseguimento anche della stessa laurea attraverso un apprendistato di alta formazione e ricerca. È quella filiera che ha decretato il successo del sistema duale, con cui la Germania ha contrastato contemporaneamente la dispersione scolastica e la disoccupazione giovanile, attestandola al 6,7% rispetto al 35,7% dell’Italia e al 57,2% della Sicilia. Sono quei percorsi destinati ai giovani che hanno la stessa dignità e diverse vocazioni degli studenti liceali e che Don Bosco indicava come quelli che “hanno l’intelligenza nelle mani”.

Insomma, sono corsi che integrano il sistema nazionale dell’istruzione e della formazione e che rilasciano titoli che hanno valore legale in tutte le regioni d’Italia. Non prerogativa della sola Regione Siciliana, in questo caso la retorica dello Statuto speciale non c’entra nulla perché si tratta di competenze che la Costituzione assegna parimenti a tutte le regioni dopo la sua riforma in senso regionalista del 2001, operata dalla stessa maggioranza politica che avrebbe voluto ridimensionarla con il referendum del 4 dicembre scorso. Non vale nemmeno la minaccia del commissariamento, che già fece l’allora Sottosegretario siciliano del Ministero dell’Istruzione, appena due anni fa, quando questi corsi non partirono come è successo quest’anno.

Debole anche la motivazione del taglio delle risorse dei bilanci regionali, perché anche altre regioni si sono trovate nelle stesse condizioni e sono comunque riuscite a garantire la continuità dei percorsi Oif. Per questi corsi, il Ministero del Lavoro eroga 189 milioni di euro distribuiti alle singole regioni sulla base di criteri determinati sul numero di iscritti e sul numero di studenti che conseguono il titolo. Criteri che attivano così una spirale virtuosa o viziosa a seconda dei risultati di ciascuna regione, per cui quelle peggiori riceveranno sempre meno. Oltre a queste risorse, alla Regione Siciliana sono stati distribuiti poco più di 7 milioni della cosiddetta “sperimentazione Bobba”, destinata a finanziare percorsi di alternanza di formazione – lavoro per 400 ore annuali e di apprendistato di primo livello. In Sicilia si è scelto di concentrare queste risorse sulle attività in assetto di impresa formativa simulata, escludendo invece l’apprendistato. Sull’integrazione di queste risorse con le risorse del Fondo Sociale Europeo, ha invece ragione don Benedetto, quando parla del rischio di una strada lunga e piena di ostacoli, se si continua a perpetrare la “tirannia del bando”.

In alternativa, però non c’è solo l’ipotesi avanzata dallo stesso don Benedetto di distribuire le risorse alle Scuole, che devono sottostare a quella burocrazia ministeriale non meno pericolosa e paralizzante di quella regionale.

In Lombardia, la soluzione è stata trovata con la “dote scuola” per l’esercizio della scelta educativa delle famiglie che possono spenderla presso l’ente liberamente scelto tra quelli accreditati al sistema regionale per lo stesso Oif, con rendicontazione a costi standard secondo valori predeterminati dalla stessa Regione e preventivamente comunicati alla Commissione Europea. In ogni caso, i giovani siciliani meritano sicuramente di più della metà di niente che hanno ora.

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05 Ottobre 2017, 18:52

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