07 Marzo 2014, 19:41
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PALERMO – La scalata al potere dei Lo Piccolo, signori di San Lorenzo, sarebbe stata sporcata dal sangue di chi aveva osato ostacolarne il cammino. Nell’elenco delle vittime dei capimafia ci sarebbero i nomi di Antonino Failla, Giuseppe Mazzamuto, Felice Orlando e Francesco Giambanco. Ad autoaccusarsi dei delitti, aprendo uno squarcio su vicende oscure fino al suo pentimento, è stato il collaboratore di giustizia Gaspare Pulizzi, oggi condannato a 12 anni dalla Corte di assise di Palermo. Le attenuanti della collaborazione hanno reso molto meno severa la pena.
Gli omicidi avvennero tra il 1999 e il 2000. Antonino Failla e Giuseppe Mazzamuto sarebbero stati uccisi a colpi di mazzuolo. I loro corpi furono poi caricati nel bagagliaio di una Fiat Uno e seppelliti chissà dove. Neppure il pentito lo ha mai saputo. Sulle due vittime, originarie di Carini, era caduta l’accusa di avere partecipato alla lupara bianca di un parente dei capimafia di Tommaso Natale, Luigi Mannino allevatore incensurato di Torretta, scomparso nel 1999. Pochi mesi prima che anche di Mazzamuto e Failla si perdessero le tracce.
Il 16 dicembre 2000 fu rapito Giambanco, ufficialmente faceva l’autotrasportatore. Era originario anche lui di Carini. Il suo corpo venne ritrovato carbonizzato pochi giorni dopo. Pulizzi disse di avere partecipato all’omicidio assieme a Giovanni Cataldo che si suicidò nel carcere Pagliarelli poco dopo avere saputo del nuovo pentito.
Più eclatante l’omicidio di Felice Orlando crivellato, nel 1999, a colpi di revolver davanti a una macelleria dello Zen. Pulizzi confermò quanto già detto da un altro collaboratore di giustizia, Isidoro Cracolici, che mise a verbale che Orlando “andava raccontando che si voleva prendere lo Zen nelle mani, che voleva uccidere Sandro Lo Piccolo”. La voce arrivò al boss di San Lorenzo che avrebbe risposto: “Ora ci facemu livari u babbio”.
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07 Marzo 2014, 19:41