27 Agosto 2017, 05:40
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PALERMO – Una lunga scia di sangue. Otto omicidi in dieci anni. La lista nera va aggiornata con il nome di Andrea Cusimano, freddato ieri mattina al mercato del Capo. La stragrande maggioranza dei delitti è stato commesso nel mandamento di Porta Nuova, dove le faccende si risolvono con il piombo.
Non si sa ancora se anche l’ultimo omicidio rientri fra quelli di matrice mafiosa, anche se mafiosi sono i parenti del presunto killer, il 23enne Calogero Piero Lo Presti. Un cognome che conta nel clan. I Lo Presti hanno sempre avuto ruolo di primo piano a Porta Nuova.
13 giugno 2007
Solo uno dei tanti omicidi è stato risolto con sentenza definitiva. Pietro Ingarao fu assassinato in via Pietro Geremia, una stradina del rione Noce. Il commando attese che uscisse dal commissariato dove era andato a firmare il registro della polizia. Scarcerato da pochi mesi si era ripreso il potere entrando in conflitto con i boss di San Lorenzo, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, condannati all’ergastolo per il delitto. Fu un’eclatante lezione per Nino Rotolo, boss di Pagliarelli, di cui Ingarao era fedele alleato.
23 febbraio 2010
L’avvocato Enzo Fragalà fu massacrato a colpi di bastone sotto il suo studio, in via Nicolò Turrisi. Morirà in ospedale dopo alcuni giorni di coma. Sotto processo sono finiti Francesco Arcuri, Antonino Siragusa, Salvatore Ingrassia, Antonino Abbate, Paolo Cocco e Francesco Castronovo. La svolta nell’inchiesta sul delitto arrivò grazie alla dichiarazioni del pentito Francesco Chiarello, che ha fatto ai magistrati i nomi degli imputati.
6 aprile 2011
In via Michele Titone, una traversa di corso Calatafimi fu ritrovato il corpo di Davide Romano dentro il bagagliaio di una Fiat Uno. Nudo, con le mani e i piedi legati. Era un picciotto del Borgo Vecchio che scalpitava per farsi largo tra le nuove leve della mafia. Il pentito Francesco Chiarello ha raccontato che Romano sarebbe stato torturato e giustiziato in un magazzino alle spalle del nuovo Palazzo di giustizia di Palermo. Ha fatto i nomi di chi partecipò al delitto, ma evidentemente non sono ancora stati trovati i riscontri necessari. “Lo zio Pietro è stato, Calogero Lo Presti”, ha aggiunto l’ex boss dell’Acquasanta Vito Galatol. indicando lo zio del giovane arrestato ieri.
20 settembre 2011
Sotto i colpi dei killer cadeva Giuseppe Calascibetta, capo mandamento di Santa Maria di Gesù, freddato mentre rientrava a casa con la sua minicar, in via Belmonte Chiavelli. È uno dei due omicidi avvenuti lontano da Porta Nuova. Del delitto parlavano Mario Marchese e Vincenzo Adelfio. Tra i compiti di faccia di gomma, soprannome di Calascibetta, c’era quello di mantenere in carcere alcuni affiliati. Calascibetta avrebbe pagato con la vita la pessima gestione dei soldi del clan.
16 febbraio 2013
Francesco Nangano fu crivellato di colpi all’uscita da una macelleria in via Messina Marine. Affiliato al clan di Brancaccio, era però molto vicino ai boss di Porta Nuova. Le microspie suggerirono una pista investigativa. Gli intercettati erano Mariano Marchese e Gaetano Di Marco, titolare di un deposito di marmi e luogo dei summit del clan di Santa Maria di Gesù: “… questo che hanno ammazzato?… un magnaccione … fimminaru… andava con cu e ghiè”. Sulla base di una nota dei servizi segreti era emerso che Nangano era in rotta con i vertici del clan di Brancaccio. Si parlava di contrasti con Nino Sacco che la Squadra mobile piazzava fino al suo arresto, assieme a Giuseppe Faraone e Cesare Lupo, nel triumvirato che comandava a Brancaccio agli ordini di Giuseppe Arduino.
12 marzo 2014
A cadere sotto il colpi dei killer fu Giuseppe Di Giacomo. Era il 2011. Tommaso Di Giovanni e Nicola Milano, che per un periodo coabitarono al posto di comando, alla presenza di Ivano Parrino (pure lui uomo del Borgo Vecchio) scelsero il loro successore. Vinse la linea dello “stavolta tocca a Giovanni”. Giovanni era Giovanni Di Giacomo, fratello ergastolano della vittima, trucidata per le strade della Zisa. Il pentito Chiarello disse di avere avuto notizie da un altro fratello dei Di Giacomo, Marcello, arrestato nell’aprile del 2014. Il movente del delitto sarebbe da ricercare nel furibondo scontro che Di Giacomo ebbe con Tommaso Lo Presti. Anche in questo caso, però, solo ipotesi.
3 ottobre 2015
Un commando entrò in azione per uccidere Mirco Sciacchitano nel rione Bonagia. Per l’omicidio sono finiti sotto inchiesta Salvatore Profeta e Natale Gambino, presunti ideatori e i mandanti del delitto. Gli esecutori materiali sarebbero Francesco e Gabriele Pedalino, Domenico Ilardi e Antonino Profeta (figlio di Salvatore). Il delitto sarebbe stata la reazione al ferimento di Luigi Cona da parte di Francesco Urso. Urso sarebbe stato graziato perché figlio di un boss. Se la presero con Sciacchitano che avrebbe avuto il torto di accompagnare Urso con il suo scooter.
22 maggio 2017
Pochi mesi fa i killer uccisero Giuseppe Dainotti, un boss della vecchia mafia che non si rassegnava a ricoprire un ruolo secondario. Era tornato libero due anni e mezzo fa dopo 25 anni di carcere. Forse Dainotti ha sbattuto i pugni sul tavolo. Pretendeva soldi e potere, anche a titolo di risarcimento per la detenzione. Avrebbe cercato di farsi largo. Lo hanno stoppato con il piombo in via D’Ossuna, rione Zisa, ancora una volta a Porta Nuova. L’omicidio sembra un fatto interno a Porta Nuova, ma non si esclude che la vicenda possa avere interessato anche altri mandamenti. La vittima, nel suo tentativo di scalare di nuovo le posizioni di vertice, probabilmente aveva cercato alleanze altrove, ripescando nei contatti del passato.
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