Omicidi, pizzo e armi: 28 fermi |Preso il nuovo boss dei Santapaola

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20 Aprile 2016, 06:57

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CATANIA – La figura chiave degli equilibri della mafia calatina sarebbe u Ziu Turiddu Seminara,  “incoronato” a ruolo di reggente dal capo famiglia Ciccio La Rocca, il presunto destinatario dell’inchino a San Michele di Ganzaria. Il boss di Mirabella Imbaccari sarebbe il vertice anche della criminalità di Enna, dove si è trasferito. I Ros nel 2015 iniziano a intercettarlo. Conversazione dopo conversazione, riscontro dopo riscontro gli investigatori riescono a ricostruire lo scacchiere di cosa nostra. Le famigle di Caltagirone avrebbero avuto contatti con Catania e Siracusa, attraverso gli storici affiliati del clan Nardo di Lentini. L’inchiesta Kronos condotta dai pm Agata Santonocito e Antonino Fanara riesce a “fotografare” il nuovo organigramma: capi, colonnelli e gregari. A Catania il ruolo di reggente sarebbe stato assunto da Francesco Santapaola, figlio di Salvatore (cugino del padrino Nitto).

Le cimici registrano un summit che si è svolto il 28 agosto dello scorso anno: si doveva decidere il nome del nuovo rappresentante provinciale da sostituire Enzo Aiello, coinvolto nel maxi blitz Iblis (Che rappresenta il seme di questa inchiesta). I Ros riescono a seguire (quasi in diretta) anche gli altri incontri che si sono tenuti a Carlentini e Paternò (il primo il 18 novembre e il secondo il 23 dicembre). I Santapaola avrebbero preteso la spartizione dei proventi delle estorsioni in terra calatina. Richieste che avrebbero avuto “il via libera” grazie alla scarcerazione di Alfonso Fiammetta (dal 24 dicembre 2015 ai domiciliari) che – come già emerso dell’indagine Iblis – insieme a Pasquale Oliva costituiva lo zoccolo duro della famiglia di Palagonia e Ramacca. Fiammetta torna operativo ma il territorio sarebbe stato “conquistato” da Giovanni Pappalardo e Salvatore Di Benedetto, uomini di fiducia di Seminara. Zio Turi, infatti, aveva approffittato dell’arresto di Olivia e Fiammetta per allargare il suo dominio anche a Palagonia e Ramacca. Pappalardo e Di Benedetto, inoltre, nei due summit di Carlentini e Paternò si erano opposti alle richieste di Pippo Floridia, il reggente dei Nardo.

Le frizioni avrebbero creato la necessità di convocare un nuovo vertice mafioso. L’incontro avviene  il 29 febbraio scorso in un agro di Siracusa. Seminara avrebbe in quell’occasione “sottratto” a Pappalardo e Di Benedetto la mansione di ” delle messe a posto” (Le estorsioni in gergo mafioso). I tre boss avrebbero indicato Giuseppe Mirenna, di Paternò, Davide Ferlito di Palagonia, e Rosario Di Pietro di Scordia gli unici responsabili del “settore”. A quel punto gli “incontri” si sono spostati a casa di Fiammetta. Il mese di marzo diventa “caldissimo”. Fiammetta riceve in pochi giorni più volte il boss originario di Mirabella Imbaccari, che non si sarebbe più fidato di Di Benedetto. Alla fine dei “giochi” si sarebbe deciso che gli unici responsabili a Ramacca e Palagonia sarebbero stati Fiammetta e Oliva. Di Benedetto e Pappardo vengono estromessi: ad aprile i due sarebbero stati vittima di un agguato, però fallito. I due avrebbero capito che i mandanti erano Fiammetta e Floridia (dei Nardo), appoggiati dai Santapaola. I du, quindi, avrebbero deciso di uccidere Fiammetta.

L’otto aprile scorso era attesa la notizia della Cassazione per il processo Iblis: in caso di condanna Fiammetta si sarebbe dovuto presentare al carcere di Caltanissetta. Il piano prevedeva che il boss sarebbe stato ucciso durante il tragitto. La sentenza però è slittata a giugno e con essa anche il piano criminale. Da quì l’esigenza di emettere i 28 fermi di oggi, per fermare una cruenta guerra di mafia. L’omicidio di un boss come Fiammetta avrebbe creato tensioni fortissime. Una delle intercettazioni non lascia adito a dubbi secondo gli inquirenti. “Se il cagnolino abbaia noi suoniamo la chitarra” – ascoltano i militari del Ros. Dopo le voci si sentono colpi di arma da fuoco. Si ipotizza che si esercitassero alle azioni di mafia militare.

I Ros continuano a monitorare i movimenti degli indagati: il 10 aprile (dieci giorni fa) Febronio Oliva avrebbe dovuto aggiornare Seminara sulle direttive decise durante il vertice del 22 marzo. Ma l’incontro non si è svolto. Il 15 aprile, invece, si è svolto un summit nelle campagne aretusee con Francesco Amantea (di Paternò), i due fratelli Galioto (del comune siracusano di Ferla), Floridia e Seminara. Ziu Turiddu si sarebbe lamentato che Francesco Santapaola durante l’incontro del 29 febbraio si sarebbe presentato con troppi accompagnatori. Il boss calatino avrebbe respinto le accuse di aver indebitamente trattenuto i soldi delle estorsioni che secondo lui spettavano a cosa nostra palermitana. Seminara avrebbe chiesto spiegazioni sull’agguato contro Di Benedetto. Durante l’incontro si sarebbe raggiunta una sorta di “pax”. A livello investigativo sono emersi particolari interessanti in merito a estorsioni legate a opere pubbliche in corso di realizzazione.

Il giorno dopo il vertice, Pappalardo e Di Benedetto – ricostruiscono gli inquirenti – avrebbero incontrato Seminara. I sue erano convinti del coinvolgimento del boss dei Nardo nel loro agguato. Non si sarebbero, dunque, placate le intenzioni di uccidere e vendicarsi. Inoltre i due indagati hanno iniziato a nascondersi: questo ha determinato un serio rischio di nuovi attentati mafiosi, ma anche del tentativo di fuga.

Rino Simonte, insieme a DI Benedetto e Seminara, sono accusati del duplice omicidio di Salvatore Cutrona e Giovanni Turrisi, uccisi a Raddusa il 5 aprile del 2015. Il delitto è maturato – secondo le ipotesi investigative – all’interno degli equilibri interni della famiglia calatina e in particolare della “minor affidabilità” di Cutrona. Che nel ruolo di reggente da Raddusa è stato sostitutito proprio dal suo presunto assassino. Seminara e Di Benedetto sarebbero stati secondo la Dda i mandanti.

ECCO I NOMI DEI FERMATI

– famiglia SANTAPAOLA – ERCOLANO:

1) SANTAPAOLA Francesco, classe 1979 da Catania (reggente);

2) AMANTEA Francesco, classe 1970 da Paternò;

3) MIRENNA Giuseppe, classe 1952 da Paternò;

4) FIAMMETTA Alfonso, classe 1972 da Palagonia;

5) CORRA Silvio Giorgio, classe 1984 da Catania;

6) DI GAETANO Pierpaolo, classe 1979 da Catania;

7) PINTO Francesco, classe 1975 da Catania;

8) PINTO Giovanni, classe 76 da Catania;

9) ROMEO Vito, classe 1976 da Tremestieri Etneo;

– famiglia di Caltagirone:

1) SEMINARA Salvatore, classe 1946 da Mirabella Imbaccari (reggente);

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2) OLIVA Febronio, classe 1961 da Palagonia;

3) FERLITO Cosimo Davide, classe 1971 da Palagonia;

4) OLIVA Carmelo, classe 1973 da Palagonia;

5) BRUNDO Benito, classe 1981 da Palagonia;

6) DI BENEDETTO Salvatore classe inteso 1966 da Palagonia;

7) GIGLIO SPAMPINATO Angelo, classe 1968 da Caltagirone;

8) PALACINO Liborio, classe 1963 da Raddusa;

9) PAPPALARDO Giovanni, classe 1974 da Palagonia;

10) PARLACINO Gaetano Antonio, classe 1967 da Raddusa;

11) RUSSO Salvatore, classe 1974 da Niscemi;

12) SIMONTE Giuseppe, classe 1980 da Raddusa;

13) SIMONTE Rino, classe 1987 da Raddusa;

14) TANGORRA Giuseppe, classe 1969 Caltagirone;

– clan NARDO di Lentini:

1) BONTEMPO SCAVO Rosario, classe 1988 da Francofonte;

2) DI PIETRO Rosario, classe 1977 da Scordia;

3) FLORIDIA Pippo, classe 1956 da Lentini;

4) GALIOTO Antonino, classe 1964 da Ferla;

5) GALIOTO Paolo Giovanni, classe 1952 da Ferla.

 

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20 Aprile 2016, 06:57

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