Dopo il piombo, il silenzio | Dainotti e quel cartello ‘vendesi’

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24 Giugno 2017, 06:30

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PALERMO – È passato poco più di un mese dall’omicidio. Dopo il piombo in via D’Ossuna, il silenzio. Nessuna reazione dopo l’agguato a Giuseppe Dainotti, il boss di Porta Nuova assassinato il 22 maggio scorso. L’unica novità è il cartello ‘vendesi’ affisso alla saracinesca del Dainotti’s bar-trattoria di via Costantino Lascaris, a pochi metri dal Palazzo di Giustizia di Palermo. Era il bar della famiglia della vittima. Subito dopo il delitto l’avviso di chiusura per lutto. Poi, nei giorni scorsi l’annuncio della vendita.

Le indagini dei carabinieri del Nucleo investigativo e dei poliziotti della Squadra mobile proseguono. Più che un omicidio è stata un’eliminazione chirurgica. Proprio come avvenne per sbarazzarsi di Giuseppe Di Giacomo, assassinato nel 2014 in via Eugenio l’Emiro. Una strada che si trova a un chilometro di distanza da via D’Ossuna. Per quest’ultimo caso ci sarebbe stato il tempo di una reazione. Che non è avvenuta. Segno che, allora come oggi, è chi comanda a Porta Nuova che ha armato i killer.

Con una differenza: l’assassinio di Di Giacomo eliminò un boss che aveva scalato la gerarchia mafiosa, scontentando qualcuno, mentre con la morte di Dainotti si è stroncato, probabilmente, il suo tentativo di riprendersi il potere. E così per trovare il mandante di entrambi gli omicidi si guarda a chi sta in carcere e a chi è tornato libero. Sono tanti gli scarcerati eccellenti.

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Sui killer, invece, non si esclude che siano gli stessi per tutti e due i fatti di sangue. Gente esperta che sa come si tiene in mano una pistola e non ha paura di entrare in azione alle 19, nel caso di Di Giacomo, in una zona piena di persone che fanno la spesa, e alle 8 di mattina, nel caso di Dainotti, in una via dove uomini e donne si alzano presto al mattino per andare a lavorare.

Chi comanda a Porta Nuova? Le indagini ruotano attorno a questo interrogativo. Gli equilibri sono chiari a chi indaga, ma servono prove e riscontri nella speranza che qualcuno magari possa avere commesso un errore. Un passo falso che apra uno squarcio nel silenzio. Nel frattempo calma piatta e un cartello ‘vendesi’ che pesa come il piombo e conferma che Giuseppe Dainotti non c’è più. In tutti i sensi.

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24 Giugno 2017, 06:30

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