10 Maggio 2013, 13:13
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PALERMO – E’ stato trovato tra i cespugli il coltello con il quale il sedicenne fermato mercoledì avrebbe ucciso Massimo Pandolfo, l’imprenditore edile di 46 anni trovato morto ad Acqua dei Corsari il 26 aprile. Si tratta di un coltello a serramanico di 7 centimetri che la vittima teneva abitualmente in auto e che il ragazzo avrebbe poi buttato.
Il pm Geri Ferrara ha dato disposizione di usare un decespugliatore per ripulire la zona, abitualmente frequentata dalle coppiette. Il sedicenne, sentito oggi dalla Procura dei minori, si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il ragazzo, che si prostituisce abitualmente, dopo il fermo ha confessato il delitto raccontando di non avere voluto esaudire una richiesta sessuale della vittima. Gli investigatori, però, sono convinti che non abbia agito da solo. Difficilmente in una lite corpo a corpo Pandolfo, vista la sua corporatura robusta e i suoi trascorsi da pugile, avrebbe potuto avere la peggio. Ieri è stata trovata l’auto di Pandolfo bruciata da tre uomini che un testimone ha visto fuggire via.
Chi sono i complici del minorenne? Gli investigatori stanno analizzando i suoi tabulati telefonici. E sarebbero emersi dei contatti con alcune persone che nulla avrebbero a che fare con gli ambienti frequentati dalla vittima e dal ragazzo che potrebbe avere avuto il compito di attirare Pandolfo in una trappola. Forse si è trattato di una rapina finita in tragedia, oppure di un regolamento di conti. O ancora, il giovane potrebbe avere ucciso la vittima colpendolo di sorpresa con un fendente per poi infierire sul corpo con oltre trenta coltellate. Infine, avrebbe chiesto l’intervento di qualcuno in soccorso.
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10 Maggio 2013, 13:13