Omicidio Di Pietro |Ci sono i primi sospetti

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18 Settembre 2014, 14:09

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CATANIA – I Carabinieri del Comando Provinciale hanno già una pista ben precisa in merito al delitto che si è consumato ieri al viale Bummacaro. Nella notte un soggetto è stato sottoposto allo stub per cercare residui di polvere da sparo e elementi che possano determinare l’identità di almeno uno dei sicari che ieri ha freddato Daniele Di Pietro. L’inchiesta, coordinata dalla Dda, procede a ritmi serrati.

Si scava nella vita del 39enne, nei suoi rapporti con i clan che a Librino gestiscono lo spaccio di droga. E le ipotesi potrebbero essere diverse: un conto non pagato ai fornitori, uno sgambetto a qualcuno “che conta”, affari in cui non doveva “immischiarsi”, sconfinamento in “piazze controllate da organizzazioni criminali” senza autorizzazioni. Restano tutti ragionamenti, fatti dall’analisi di altri delitti e altre inchieste.

Si cercano anche eventuali collegamenti con la scia di sangue maledetta che imperversa nella famiglia Di Pietro. Tre fratelli uccisi: Angelo nel 1995, Orazio nel 2001 e ieri Massimiliano Danilo, conosciuto come Daniele.

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La vittima era rimasta coinvolta nell’operazione della Dda, Gold King: nel mirino il clan Sciuto Tigna e il traffico di droga. Daniele Di Pietro nel 2005 per quell’indagine fu assolto dalla quarta sezione penale del Tribunale di Catania. I giudici non ritennero che ci fossero elementi sufficienti per una condanna. Nell’inchiesta emersero intercettazioni in cui gli indagati parlavano di “Daniele” e del suo ruolo nelle attività di spaccio, ma non fu mai captato direttamente Di Pietro. Alla sbarra con lui elementi di vertice anche dei Carateddi, Vincenzo Fiorentino e Orazio Privitera. Il primo è diventato collaboratore di giustizia e il secondo è detenuto al regime di 41 bis.

Ed è proprio Fiorentino che ha dichiarato alla magistratura di aver ucciso lui stesso Orazio Di Pietro. Dietro ci sarebbe stata una partita di droga non pagata, ma nelle varie udienze il collaboratore di giustizia ha parlato anche del sospetto che il fratello della vittima fosse diventato “uno sbirro”, un confidente della polizia, e da lì la decisione del gotha dei Carateddi di “farlo tacere una volta per tutte”.

 

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18 Settembre 2014, 14:09

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