Catania, l'omicidio di Elena: tra indagini e fake news - Live Sicilia

Elena, cronaca dell’orrore tra indagini e fake news

Ci sono ancora pezzi mancanti nella ricostruzione dell'omicidio.

CATANIA – Il corpo senza vita di Elena Del Pezzo, appena cinque anni, è stato trovato in una fossa nella terra nera di Mascalucia, alle falde dell’Etna. In un caldo pomeriggio di giugno gli occhi innocenti della piccola si sono chiusi per sempre. Martina Patti, la mamma di Elena, l’ha accoltellata e poi seppellita. Una cronaca dell’orrore quella che in queste due settimane ha riempito pagine e pagine di giornali (di carta, on line e tg). Mascalucia è diventata il baricentro di inviati, cronisti e giornalisti.

Il punto sulle indagini

Le indagini svolte dai carabinieri fino ad oggi ci danno dei punti fermi, ma anche tanti buchi neri da chiarire. Partiamo dalla confessione di Martina Patti, la giovane mamma che per sua stessa ammissione (anche se con molti ‘non ricordo’) ha accoltellato la piccola Elena. Un racconto frammentario e molte volte confuso quello che viene fuori dall’interrogatorio messo nero su bianco nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere della gip Daniela Monaco Crea. La studentessa di Scienze Infermieristiche ha vuotato il sacco dopo quasi dodici ore. Prima ha denunciato un falso sequestro con un commando armato, smentito dagli accertamenti che andavano avanti parallelamente alle ricerche inutili scattate. Inutili perché Martina sapeva che Elena era già morta, sotterrata a poche centinaia di metri dalla casa dove vivevano insieme. Ed è lì che ha portato i carabinieri capendo che il suo piano si stava sgretolando. Ha compreso di non avere scampo. Il corpicino di Elena è stato rinvenuto dentro cinque sacchi neri. Era stata svestita, forse ha voluto simulare una violenza dei (finti) rapitori prima dell’omicidio. L’autopsia svolta dal medico legale Giuseppe Ragazzi restituisce un altro pezzo della dinamica cruenta del delitto: almeno 11 coltellate e una morte non immediata della piccola. 

Le telecamere

Le indagini non si sono ancora fermate. I carabinieri, che hanno già depositato un cd pieno di immagini estrapolate dalle tante telecamere analizzate, stanno elaborando un’informativa particolareggiata con orari e dettagli sul percorso svolto da Martina Patti a bordo della sua Fiat 500 dalle 13 (ora in cui va a prendere la figlia Elena all’asilo Akuna Matata di Tremestieri Etneo) alle 16 (quando si presenta alla stazione dei Carabinieri di Mascalucia per la denuncia del falso sequestro). Sono stati acquisiti i nastri dell’impianti di videosorveglianza di via Turati a Mascalucia. Da una telecamera (quasi sicuramente di una villetta che si trova proprio a metà percorso dalla casa di Martina al luogo del ritrovamento) si nota passare la macchina della 24enne almeno tre volte. Il primo passaggio dopo le 13 è quello quando torna a casa con Elena dopo l’asilo, circa mezz’ora dopo la giovane mamma si rimette in macchina per uscire con la piccola. È quello sarebbe il momento cruciale: perché nei minuti seguenti c’è stato il cruento omicidio. La Fiat 500 passa sotto la telecamera nuovamente dopo le 15. Già Elena, a quell’ora, è stata uccisa. 

L’arma introvabile

In questa inchiesta manca l’arma del delitto. Un coltello da cucina (compatibile con le ferite inferte a Elena) che potrebbe essere ancora nascosto tra i tanti arbusti disseminati in quel terreno di sabbia lavica. Ci sono stati diversi sopralluoghi dei carabinieri e degli esperti della Sezione Investigazione Scientifica che purtroppo hanno dato esito negativo. Vedremo cosa accadrà nelle prossime ore. L’ipotesi di un complice è quasi del tutto esclusa. I carabinieri, inoltre, stanno svolgendo un lavoro certosino – con interrogatori di parenti e amici e analisi delle scatole nere dei cellulari – per riempire il tassello mancante del movente. 

Fake news

Ma in questa fredda cronaca non sono mancate le bufale e le fake news. Come quella della presenza della mamma di Elena ai funerali in Cattedrale a Catania ripresa, con sorpresa, anche da testate nazionali. Martina Patti è detenuta nel carcere di Piazza Lanza dallo scorso 14 giugno, sorvegliata a vista. Il difensore, l’avvocato Gabriele Celesti, sta ancora valutando se fare ricorso al Riesame. I termini scadono martedì prossimo. 


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