Elena uccisa dalla madre, la gip: "Nessun pentimento" - Live Sicilia

Elena uccisa dalla madre, la gip: “Nessun pentimento”

Altri passi dell'ordinanza della giudice sull'omicidio di Mascalucia

“Nel corso dell’interrogatorio di garanzia non ha manifestato alcun segno positivo di ravvedimento e pentimento”. Sono dure le valutazioni della gip Daniela Monaco Crea nei confronti di Martina Patti, la donna che il 13 giugno scorso ha ucciso con oltre 11 fendenti la figlia Elena Del Pozzo, che il prossimo 12 luglio avrebbe compiuto appena cinque anni, e poi l’ha seppellita in un campo incolto a Mascalucia. Nel lungo interrogatorio, in cui ha raccontato le fasi inquietanti dell’omicidio con tantissimi “non ricordo’. Per la gip non avrebbe mai avuto un moto di “pentimento” per “il cruento” delitto della figlia. La giudice ha parlato di un piano “meditato e studiato”, di una donna “lucida e calcolatrice”. Una descrizione respinta sin dal primo momento dal difensore dell’assassina, l’avvocato Gabriele Celesti. 

Nelle 15 pagine dell’ordinanza con cui ha convalidato il fermo emesso della pm Assunta Musella (e firmato anche dall’aggiunto Fabio Scavone) la giudice ha ipotizzato “la probabilità che potesse anche organizzare una fuga una volta ammessa la sua responsabilità”. Ma non è finita, per la gip ricorrerebbe anche “il pericolo di inquinamento probatorio: tentativi di inquinare sono stati invero già compiuti sin dai momenti successivi l’omicidio, allorquando Martina Patti ha inscenato il falso rapimento, che ha caparbiamente sostenuto con i familiari e gli inquirenti ed essi potrebbero continuare se l’indagata fosse rimessa in libertà”

La gip evidenzia come “le indagini sono ancora in fase iniziale e che devono essere verificati l’orario e il luogo del delitto, gli spostamenti mattutini dell’indagata, attraverso la visione di eventuali telecamere – analizza Monaco Crea – poste nelle vicinanze dell’abitazione anche gli orari esatti in cui ella quel giorno vi aveva fatto ingresso e ne era uscita, deve essere ricercata l’arma con la quale è stata uccisa Elena”.

Nella confessione di Martina manca il perché dell’assassinio. Anche se non ci sono ragioni plausibili all’uccisione di un figlio. “Il movente – scrive la giudice – deve essere scandagliato attraverso l’escussione di parenti e amici”. La giudice sottolinea come “in ragione dei perduranti silenzi dell’indagata su aspetti altamente rilevanti dell’indagine” si “possa turbare il processo formativo della prova, ostacolandone la ricerca e inquinando le relative fonti”. 


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