Il duplice omicidio di via Falsomiele | “Movente oscuro ancora per poco”

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07 Marzo 2016, 18:47

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PALERMO – Più passano le ore e più si concretizza il più banale dei moventi. Dietro il duplice omicidio di Falsomiele ci sarebbero futili contrasti fra vicini. Gli uomini della Squadra mobile stanno mettendo uno accanto all’altro i tasselli della folle mattinata di Palermo costata la vita a Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela. E presto porteranno sul tavolo dei magistrati il movente, finora oscuro, che avrebbe armato la mano di Carlo Gregoli e Adele Velardo.

Un banale contrasto che farebbe apparire, qualora sia possibile, ancora più assurda la reazione. I coniugi Gregoli, geometra del Comune lui e casalinga lei, sarebbero usciti da casa armati. L’ipotesi più plausibile è che avessero un appuntamento con le vittime, ma non è escluso che possano averne seguito gli spostamenti. La telecamera che li incastrerebbe – oltre al testimone – ha filmato il Suv Totota dei due coniugi che seguiva la Fiat 500 delle vittime. Si erano incontrati da qualche parte, poco minuti prima, per poi spostarsi in via Falsomiele dove è avvenuto l’omicidio? E perché, se vittime e carnefici avevano un appuntamento vicino casa, non lontano dal luogo del massacro, non si sono incontrarti direttamente sul posto?

Domande alle quali presto i poliziotti della Mobile, guidati da Rodolfo Ruperti, daranno una risposta.  A cominciare dai contatti che potrebbe avere anticipato il delitto. Gli investigatori sono certi che il geometra e la moglie siano gli assassini. È emersa la loro passione e dimestichezza con le armi, ma anche la loro freddezza. Glaciali sarebbero stati nel corso degli interrogatori in cui hanno negato ogni accusa. Glaciali sarebbero stati nel momento in cui trenta poliziotti sono andati bussare alla loro abitazione per arrestarli.

Nel frattempo le indagini proseguono. Si analizzano le armi detenute legalmente dai coniugi, si cercano quelle che hanno ucciso le due vittime, si attendono i risultati dei tamponi per scoprire se addosso ci siano tracce di polvere da sparo, si passano al setaccio in telefonini dei due arrestati.

Gregoli e Bontà erano lontani parenti. Il primo, assieme alla moglie che li aveva ereditati, oltre a lavorare al servizio cimiteriale del Comune, si occupava di alcuni frutteti – coltivava nespole – confinanti con i terreni gestiti da Bontà e un tempo di proprietà del suocero, il boss Giovanni Bontade. Il movente potrebbe saltare fuori da contrasti legati alla terra.

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07 Marzo 2016, 18:47

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