Omicidio Fragalà, scarcerato Arcuri| uno dei presunti killer

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07 Marzo 2014, 20:15

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PALERMO – Alla fine la difesa ha avuto la meglio. Scarcerato per mancanza degli indizi di colpevolezza uno dei tre indagati per l’omicidio di Enzo Fragalà. Il giudice per le indagini preliminari Fernando Sestito ha accolto l’istanza dell’avvocato Filippo Gallina. Ci sono voluti un incidente probatorio, una perizia fonica e le indagini difensive per arrivare alla scarcerazione dopo che in precedenza l’istanza era stata respinta.

Il 18 febbraio scorso la svolta, quando l’ingegnere Andrea Paoloni e il professore Luciano Romito, nominati dal giudice, conclusero la loro perizia sostenendo che “la comparazione della voce anonima presente nell’intercettazione con la voce di Arcuri non è stata possibile a causa della durata insufficiente del segnale”. Pochi secondi appena non potevano bastare a confermare o escludere che la voce registrata fosse quella dell’indagato. Un risultato che cozzava con quanto stabilito dagli esperti del Ris dei carabinieri secondo cui, invece, c’era un principio di compatibilità tra la voce registrata dalle microspie e quella dell’arrestato.

Arcuri si trovava in carcere dall’11 luglio scorso assieme a Salvatore Ingrassia e Antonino Siragusa. Per quest’ultimo, nei giorni scorsi, la Cassazione aveva deciso l’annullamento con rinvio dell’arresto. Un altro passaggio giudiziario che complica le indagini su uno degli omicidi più efferati della storia di Palermo.

Poco prima del delitto, commesso sotto lo studio dell’avvocato, in via Nicolò Turrisi, le microspie captarono tre voci. Gli interlocutori erano, secondo l’accusa, Arcuri, Ingrassia e Siragusa. “Na ‘dda banna na strata unni si scinni”, diceva Siragusa descrivendo l’ingresso del garage dove Fragalà è stato assassinato. “Ca ma fari … pustiu?”, chiedeva Arcuri, svelando, a detta dell’accusa, il suo compito: si doveva appostare e colpire. Poi i tre discutevano di mezzi di trasporto in dialetto palermitano. Ingrassia: “…poi a bieniri chiddu”. Siragusa: “Picchi cu quali muturi a bieniri tu”. Arcuri: “…cu u scarabeo”. Siragusa: “… noooo”. Arcuri: “Comu faciti si chiddu a ghiccari poi u muturi … chi fa…. ninni iamu tutti tri ca machina?”. Siragusa: “Noooo viniemu tutti rui ca machina… iddu poi tu ri porti u muturi e iddu sinni veni cu mia…”. Ingrassia: “sì u muturi stava ca”. Quindi la frase chiave dell’intercettazione. La pronuncia Siragusa. “… ancora chiddi unn’eè cuntu ca s’annu arricugghiutu cu u cuoso i lignu… viri se è ca”. Qualcun altro, dunque, sarebbe stato incaricato di portare il bastone di legno cui Fragalà è stato ammazzato.

Secondo l’avvocato Gallina, però, la voce non era di Arcuri che si è sempre proclamato innocente. E almeno in questa fase ha avuto ragione. Non è tutto perché per sostenere che il suo assistito nulla c’entrerebbe con il delitto il legale scovò un video che ritrarrebbe Arcuri in via Domenico Guerrazzi, alla Zisa. Il filmato faceva parte del fascicolo di un altro processo. Nel febbraio 2010 i poliziotti piazzarono una telecamera davanti ad una fiaschetteria considerata luogo di ritrovo di mafiosi. E le telecamere avrebbero immortalato Arcuri alla Zisa, pochi minuti prima che il penalista vennisse barbaramente assassinato. Una tesi combattuta dai pubblici ministeri, secondo cui, nel video ci sarebbe un vuoto. Arcuri avrebbe avuto il tempo di raggiungere via Turrisi per uccidere Enzo Fragalà.

 

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07 Marzo 2014, 20:15

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