L’omicidio di Enzo Fragalà| C’è un nuovo pentito

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04 Maggio 2017, 17:16

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PALERMO – C’è un nuovo pentito, anche se formalmente viene definito “dichiarante”, nell’inchiesta sull’omicidio di Enzo Fragalà. Antonino Siragusa ha raccontato la sua verità due giorni fa ai pubblici ministeri Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco.

Sono dichiarazione, però, che vengono valutate con attenzione visto che Siragusa, che comunque si autoaccusa del delitto, offre una versione diversa dall’altro collaboratore, Francesco Chiarello, in un punto decisivo. Tira in ballo due persone, ma ne scagiona altre tre. Chiarello, infatti, aveva detto di avere saputo che Antonino Abbate, uno degli arrestati, si era appostato sotto lo studio e quando vide l’avvocato avrebbe detto: “Iddu è… e poi se ne va”. Quindi Abbate avrebbe riconosciuto la vittima, dando il via al pestaggio mortale, a cui, però, non avrebbe partecipato. Ora, invece, Siragusa sostiene che fu lui ad accompagnare Abbate e che Abbate si scagliò contro il povero Fragalà. Siragusa ha pure ricostruito in uno schizzo le fasi dell’agguato. Vuole alleggerire la propria posizione o racconta la verità? In ogni caso inguai due indagati.

E così c’è il primo colpo di scena a pochi giorni dalla decisione di processare gli indagati con il rito immediato. Il dibattimento inizierà il prossimo 19 luglio in Corte d’assise. A poco più di un mese dagli arresti è stata accolta la richiesta di giudizio immediato per i sei imputati accusati di avere ucciso il penalista Secondo i pubblici ministeri Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco e Atonino Di Matteo, le prove della loro colpevolezza erano talmente evidenti da potere saltare l’udienza preliminare. Una richiesta accolta dal giudice per le indagini preliminari Gioacchino Scaduto. Sotto processo sono finiti Antonino Abbate, Francesco Arcuri, Salvatore Ingrassia, Antonino Siragusa, Paolo Cocco e Francesco Castronovo.

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Credibili erano già state considerate dal Riesame le dichiarazioni del pentito Francesco Chiarello che a consentito di riaprire il caso. Era stata respinta l’istanza di scarcerazione di tutti gli indagati ora imputati. È al Borgo Vecchio, mandamento mafioso di Porta Nuova, che sarebbe maturato il delitto. Nello stesso ambiente dove i carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale hanno indagato sin dal primo momento. Non a caso sotto accusa sono finite tre persone già arrestate nella prima inchiesta, quella chiusa con l’archiviazione.

Come ha ricostruito la Procura diretta da Francesco Lo Voi sarebbe stata la mafia a volere la morte del penalista. Chiarello ha raccontato ciò che gli disse Arcuri, considerato l’organizzatore della spedizione punitiva: “Chistu era un curnutu e sbirru, dovrebbe parlare più poco… Non ci toccate soldi né oggetti, perché lui deve capire che non è una rapina, deve capire che deve parlare poco”. Abbate avrebbe individuato la vittima e coperto gli aggressori. L’esecutore materiale sarebbe stato Castronovo. Era lui, sono certi gli investigatori, colui che infierì a colpi di bastone sull’avvocato.

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04 Maggio 2017, 17:16

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