L'omicidio di Andrea Cusimano | Silenzio al Capo, rabbia in carcere - Live Sicilia

L’omicidio di Andrea Cusimano | Silenzio al Capo, rabbia in carcere

La bancarella dei Cusimano al mercato del Capo

I parenti della vittima riprendono a lavorare al mercato. Altrove, però, c'è tensione.

PALERMO – Sono tornati al Capo. Hanno riaperto la bancarella di frutta verdura dove è iniziata l’inutile fuga di Andrea Cusimano, inseguito e ucciso dal killer. La madre della vittima, Maria, e il fratello, Francesco Paolo, vestiti a lutto, ricominciano dal mercato. È il ritorno a una silenziosa normalità. Un silenzio a cui fa da contraltare la collera esplosa in carcere quando alcuni parenti del fruttivendolo assassinato hanno appreso la notizia dell’omicidio.

Fuori si tenterebbe di derubricare la vicenda al folle gesto del giovane killer Calogero Piero Lo Presti. “Mi ha fatto le condoglianze… ci ha fatto le condoglianze”, diceva la nonna della vittima, Teresa Pace, al figlio Silvio detenuto al Pagliarelli. Ed elencava, tre giorni dopo l’omicidio, una serie di nomi, probabilmente di componenti della famiglia del killer, che le hanno fatto visita.

Proprio al Pagliarelli, però, le cimici hanno descritto la reazione furente dei parenti di Andrea Cusimano. In particolare di Silvio Bertolino, zio della vittima, che alla madre diceva: “… l’ispettore qua me l’ha detto, Bertolino qua è. Dice, non te lo possiamo mettere nella zona, perché se lo prendo l’ammazzo… se lo prendono l’ammazzo qua io”.

Silvio Bertolino è stato tenuto a distanza da Calogero Piero Lo Presti. Lui stesso aggiungeva che “mi hanno chiuso in psichiatria… dall’altro lato pure bordello. Dice che sabato ci fu pure bordello, Alessandro pure bordello… tra me e Alessandro ci fu un manicomio”. Il riferimento è ad Alessandro Bertolino, classe 1992, cugino della vittima e fratello di Giuseppe, pure lui detenuto nello stesso carcere. Silvio si diceva disposto a tutto: “… ma se io se io qua all’infermeria, cose… perché lo sanno, ci hanno messo il divieto di incontro, ma… io lo incoccio, anzi sarebbe meglio se io io lo incoccerei qua, al posto di farlo gli altri fuori le cose”.

Poi, il nipote Giuseppe anticipava quella che potrebbe essere la strategia processuale di Calogero Piero Lo Presti: “… facci dare l’infermità mentale e lo buttano fuori”. E Silvio aggiungeva: “… lo buttassero pure fuori quando è così devi reagire subito”.

Una posizione intransigente quella di Bertolino che nulla ha a che vedere, però, con quella di altri parenti. Un anno fa lo scontro è stato durissimo. Silvio Bertolino, infatti, raccontava di quella volta che “Franco me lo ha levato dalle mani”. Era pronto ad ammazzare qualcuno, ma il fratello lo aveva bloccato. Non solo “poi ci andava a magiare”. E la madre Teresa aggiungeva: “No che questo fango di tuo fratello gli hanno fatto fare pace”. Franco Bertolino, dunque, ha scelto la pace, nonostante in famiglia qualcuno volesse la guerra. Una pace che non ha retto, anche se non si conoscono ancora quale sia il movente del delitto del Capo.


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