Uccise un parente con la baionetta | Condanna definitiva a 14 anni

di

22 Aprile 2015, 16:42

1 min di lettura

PALERMO – La condanna è definita, così come il venir meno di tutte le aggravanti. Umberto Zora dovrà scontare quattordici anni di carcere per avere assassinato Salvatore Benfante squarciandogli l’addome e il petto a colpi di baionetta.

“Una lite familiare finita in tragedia”, così gli investigatori descrissero quanto accaduto nel novembre del 2011 in un’abitazione di fondo La Manna, nel quartiere Noce. Benfante, raccoglitore di ferro di 33 anni, era andato assieme ai fratelli nella casa del cognato Giancarlo Zora per discutere della separazione di quest’ultimo con la sorella della moglie della vittima. Quando sul posto arrivarono i carabinieri Umberto Zora, padre di Giancarlo, aveva ancora gli abiti sporchi di sangue, mentre lui stesso in stato di choc disse di avere nascosto la baionetta in balcone.

L’assassinio sarebbe stato il tragico epilogo di una rissa avvenuta in strada. Gli investigatori incrociarono le due chiamate: quella di un cittadino che denunciava la lite al 112 e quella partita dal posto di polizia dell’ospedale Buccheri La Ferla che annunciava la morte di un uomo.

Sotto processo, insieme a Umberto Zora, erano finiti anche il figlio e il nipote che sono stati assolti. All’imputato venivano contestate le aggravanti della premeditazione e dell’avere agito per futili motivi e con crudeltà. Aggravanti che – se accolte dai supremi giudici avrebbero fatto scattare una condanna molto più pesante – il legale della difesa, l’avvocato Maurilio Panci, ha sempre contestato. Davanti alla Cassazione è passata la linea difensiva ed è diventata definitiva la condanna a quattordici anni di carcere che Umberto Zora sconterà al Pagliarelli.

Pubblicato il

22 Aprile 2015, 16:42

Condividi sui social