02 Gennaio 2013, 21:11
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PALERMO – “Chiedo scusa per il dolore che ho causato e perdono per il male che ho provocato”. Inizia così la lettera di Samuele Caruso. Ha preso carta e penna per scrivere a Lucia Petrucci e ai genitori della sua ex fidanzata. Una famiglia distrutta dal dolore. La mano di Samuele, oggi rinchiuso all’Ucciardone, ha reciso con un coltello la vita di Carmela, assassinata a 17 anni nell’androne di casa lo scorso 12 ottobre.
Due pagine scritte di pugno per scusarsi. Per dire che non voleva uccidere Carmela, che non si è reso conto della gravità di ciò che accadeva sulle scale al civico 14 di via Uditore. I pensieri di Samuele sono rivolti alla vittima (“una persona amabile con cui andavo d’accordo”) e alla sorella Lucia a cui ha provocato “un dolore immenso”.
Pentimento sincero? La famiglia Petrucci preferisce restare nel silenzio. Tramite l’avvocato Marina Cassarà, i genitori e la sorelle della vittima fanno sapere che “al momento il dolore è talmente invasivo che non c’è spazio per altri sentimenti”. E dunque neppure per il perdono.
La missiva non cambia la tesi dell’accusa. Anzi, è in netto contrasto con la ricostruzione degli uomini della sezione omicidi della Polizia coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dal sostituto Caterina Malagoli. Una ricostruzione che merita, secondo gli investigatori, una richiesta di giudizio immediato. Le prove contro Caruso sarebbero fin troppo schiaccianti. Il suo non sarebbe stato un gesto di impeto, ma un’azione calcolata. Sarebbe andato in via Uditore, accecato com’era dalla gelosia, con la ferma intenzione di uccidere Lucia e la sorella Carmela che del delitto rischiava di diventare una scomoda testimone.
I pubblici ministeri attendono di ricevere dal gabinetto della polizia scientifica di Roma un video tridimensionale che ricostruisce la scena del crimine. Momento chiave delle immagini è quello racchiuso nei frame che stabiliscono la posizione delle due sorelle al momento del delitto. Una era più in basso rispetto all’altra. La furia omicida di Caruso si sarebbe scagliata prima su Carmela e poi su Lucia. Quest’ultima è stata raggiunta da una ventina di coltellate ed è rimasta viva per miracolo. Le conclusioni degli investigatori dovrebbero confermare quanto già emerso dall’autopsia. Samuele non avrebbe tagliato la gola della ragazza, ma le avrebbe conficcato il coltello nella carotide.
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Un gesto efferato che fa a pugni con l’immagine del ragazzo che ora chiede scusa. Prima ne ha parlato con il suo legale, Anna Pellegrino. Poi, a inizio dicembre, con la stessa mano con cui teneva il coltello ha preso carta e penna per invocare, dal freddo di una cella, il perdono di una sorella e di due genitori che piangono la morte di una ragazza. Carmela aveva 17 anni.
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02 Gennaio 2013, 21:11