Speziale e Micale in carcere |Condanna definitiva in Cassazione

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14 Novembre 2012, 13:43

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Antonino Speziale

CATANIA – Si sono aperte le porte del carcere per Antonino Speziale e Daniele Micale, condannati in via definitiva per l’omicido dell’ispettore Filippo Raciti morto durante gli scontri del derby Catania-Palermo del 2 febbraio 2007.  La Cassazione ha confermato la condanna a otto anni di reclusione per il giovane tifoso catanese, accusato dell’omicidio preterintenzionale dell’ispettore di polizia Filippo Raciti.

Confermata anche la condanna nei confronti di Daniele Micale, l’altro ultrà etneo che era assieme a Raciti la sera dei disordini per la partita. Daniele Micale, in appello aveva ricevuto una condanna a 10 anni per omicidio preterintenzionale, più un anno per resistenza a pubblico ufficiale. Antonino Speziale era stato accusato dell’omicidio preterintenzionale di Raciti per aver scagliato un lavello contro l’ispettore durante gli scontri dopo il derby Catania – Palermo, tenutasi allo stadio Massimino.

I due sono stati arrestati dalla squadra mobile. La polizia ha eseguito due ordini di carcerazione emessi dalle procure generale e della Repubblica di Catania, disposte a seguito della sentenza definitiva della Cassazione.

Molto duro il commento dell’avvocato Giuseppe Lipera, legale di Antonino Speziale: “Che schifo –dice Lipera a LivesiciliaCatania- penso che non farò più l’avvocato, ho accolto questa decisione malissimo, c’è un limite a tutto, ci metto la mano sul fuoco sull’innocenza di Speziale e di Micale”.

Secondo Lipera, la sentenza della Cassazione non avrebbe tenuto conto di una precedente pronuncia, sempre della Suprema Corte, “che annullava l’ordinanza di custodia cautelare sottolineando l’esistenza di lacune indiziarie”.

“Questi due ragazzi -continua Lipera- andranno in carcere, ho sentito il padre di Speziale, conosciamo bene tutta la vicenda, non c’erano testimoni né immagini, le persone che erano presenti non hanno mai visto questa scena, le perizie medico legali sono assolutamente illogiche, i tempi del decesso non coincidono, è un’ingiustizia”.

L’autista del Discovery della polizia – evidenzia Lipera – ha fatto nel dibattimento dichiarazioni diverse e contrarie a quelle rese nell’immediatezza delle indagini per ben due volte alla squadra mobile di Catania”. “Il mio cliente – annuncia il difensore – intende presentare denuncia per falsa testimonianza e sulla base di questa circostanza che non potrà non essere accertata presenteremo immediata istanza per la revisione del processo”.

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Di parere opposto Enrico Trantino, avvocato di parte civile: “All’inizio del processo -dice Trantino a LivesiciliaCatania- avevo qualche dubbio sulla colpevolezza di Speziale e Micale, ma con la perizia disposta in dibattimento il dubbio si è dissipato, perché è stato provato che il sottolavello era idoneo alla produzione dell’evento. A questo si aggiunge che con una laboriosissima indagine bio-ingegneristica, attraverso l’analisi dei reperti istologici, è stato possibile appurare, l’ora del decsso e tutti i particolari”.

Per Trantino, la sentenza della Cassazione rappresenta “l’epilogo di una tragedia, quindi non posso esprimere soddisfazione per la responsabilità di qualcuno per fatti drammatici”.

In questi anni, Enrico Trantino è stato molto vicino alla famiglia Raciti. “C’è una ritrovata serenità dei familiari -conclude il legale- da questo momento è stata fatta giustizia, ma quel padre, nessuno lo restituirà mai”.

Marisa Grasso, vedova di Filippo Raciti, si trova a Roma. Contattata da LivesiciliaCatania commenta:“Finalmente è stata resa giustizia anche se ho dovuto aspettare sei anni. Ora è arrivato il momento che chi ha sbagliato si assuma le proprie responsabilità. Questa sentenza appartiene a tutti i colleghi di mio marito, mentre a noi familiari può restituirci solo un po’ di serenità, di cui abbiamo tanto bisogno.”

Nei giorni precedenti all’udienza Antonino Speziale, aveva pubblicato un video su youtube in cui si dichiarava innocente, la vedova Raciti ha le idee chiare: “Ho aspettato civilmente sei anni per avere giustizia e in tutti e tre i gradi di giudizio sono state emesse sentenze di condanna. In un paese civile -conclude Marisa Grasso- l’innocenza o la colpevolezza la decidono i tribunali”.

In primo grado Speziale, allora minorenne, venne condannato a 14 anni dalla sezione dei minori del tribunale di Catania. In appello, la corte aveva ridotto la condanna a otto anni, proprio perché all’epoca l’imputato non era maggiorenne. Oggi in udienza anche il sostituto procuratore generale della Cassazione, Giuseppe Volpe, si era pronunciato per l’inammissibilità dei ricorsi presentati dalla difesa di Speziale e da quella di Micale. Dopo cinque ore di camera di consiglio, oltre a respingere i ricorsi la Quinta sezione penale, presieduta da Gaetanino Zecca, ha disposto anche una refusione delle spese per la parte civile di circa 4.200 euro per la Presidenza del Consiglio dei Ministri e per il ministero dell’Interno e quasi nove mila euro per la famiglia Raciti.

 


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14 Novembre 2012, 13:43

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