15 Luglio 2017, 05:10
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CATANIA. La capacità di intendere e di volere di Paolo Cartelli, imputato per l’omicidio di Maria Ruccella, la 75enne sgozzata nella propria abitazione di Calatabiano, è stata al centro dell’ultima udienza del processo in corso davanti alla Corte d’Assise di Catania. Ed è stato scontro in aula tra accusa e difesa sulle dichiarazioni del neuropsichiatra Antonio Petralia, consulente della famiglia Cartelli. Per il medico l’imputato presenterebbe un ritardo mentale, sorto nella fase neonatale, che avrebbe interferito notevolmente con il suo sviluppo. Estremamente significative a riguardo, sempre per Petralia, le sue valutazioni scolastiche. Un quadro clinico capace di ridurre notevolmente e azzerare, ha detto in aula il teste, incalzato dal legale della difesa Lucia Spicuzza, la capacità di intendere e di volere. Se fosse stato deriso o si fosse sentito sotto minaccia avrebbe reagito o fuggendo o aggredendo. Minacce anche non reali ma vissute come tali. A ciò si aggiungerebbe un alto grado di suggestionabilità. Cartelli, riuscito a condurre una vita sufficiente, grazie alla madre ed alla sorella, sarebbe però, ha concluso il testimone, lo zimbello del paese, continuamente deriso.
Alle conclusioni del medico i due pubblici ministeri presenti in aula, il procuratore aggiunto Ignazio Fonzo ed il sostituto Andrea Norzi, hanno opposto quelle nettamente divergenti della consulente del gip Liliana Gandolfo, che aveva giudicato Cartelli capace di intendere e di volere. Per l’accusa Paolo Cartelli sarebbe un soggetto che conduceva una vita ordinaria, pienamente inserito nella propria comunità. Non si esclude adesso che la Corte, visti i contrasti tra le due consulenze psichiatriche, possa disporre una nuova perizia.
Nella prossima udienza, fissata per il 28 settembre, saranno sentiti il medico legale Carlo Rossitto, consulente della difesa, e la sorella dell’imputato.
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15 Luglio 2017, 05:10