Il difensore di Mancuso attacca:| “Polverizzato l’indizio sul dna”

di

07 Ottobre 2013, 16:06

4 min di lettura

CATANIA – Nicola Mancuso resta in carcere. Il Gip Francesca Cercone ritiene che il quadro probatorio che il 4 marzo scorso lo aveva portato agli arresti come uno dei presunti assassini di Valentina Salamone sia rimasto valido. Il Giudice per le Indagini preliminari, con questa motivazione, ha rigettato l’istanza di scarcerazione presentata dalla difesa, rappresentata da Rosario Pennisi e Salvatore Burzillà, al termine dell’udienza dell’incidente probatorio. In aula, lo scorso 24 settembre, il Gip aveva ascoltato le conclusioni dei tre consulenti, i professori Vittorio Fineschi, Cristoforo Pomara e Adriano Tagliabracci, che avevano depositato la perizia sulla scarpa di Valentina e su una calzatura di Mancuso. In poche parole secondo l’esame genetico-forense il materiale biologico sulla scarpa di Valentina è costituito da sangue, ma non si è in grado in maniera scientifica di stabilire se sia misto, e quindi appartenente o alla vittima o all’indagato. La prova più importante dell’intero apparato indiziario dunque si sgretolerebbe, ma questo per il Giudice per le Indagini preliminari non cambia la posizione dell’indagato.

L'avvocato Rosario Pennisi

“Una decisione – tuona l’avvocato Rosario Pennisi – con la quale non si può assolutamente essere d’accordo. Una decisione che veramente contrasta in maniera seria e stridente con quelle che sono le risultanze ultime delle indagini preliminari. Va premesso che io giustifico assolutamente il Gip nel momento in cui ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare, nello stesso modo in cui dico che adesso, quello che ha fatto, e cioè rigettare l’istanza di scarcerazione a seguito di queste ultime risultanze è un fatto che mostra veramente dei limiti dal punto di vista della terzietà”. 

Dichiarazioni forti quelle del difensore di Mancuso, che contrastano con l’atteggiamento discreto tenuto nel corso del procedimento. “Noi per sei mesi – dichiara a LiveSiciliaCatania – non abbiamo depositato nemmeno una istanza per la revoca o la modifica della custodia cautelare perché ritenevamo di dare l’importanza che lo stesso Gip aveva riconosciuto alla perizia fatta in sede collegiale dai periti nominati dallo stesso Giudice per le Indagini Preliminari in sede di incidente probatorio. Subito dopo il deposito di questa perizia non abbiamo avanzato nessuna istanza, abbiamo atteso di sentire i periti a chiarimento”.

Articoli Correlati

Rosario Pennisi non ha filtri, per l’avvocato la prova del Dna e con essa l’intero impianto accusatorio su cui si basava è completamente frantumato. “E’ emerso che i Ris – afferma – hanno fatto degli errori macroscopici ed enormi sia nel procedimento seguito che nei risultati ottenuti. E’ emerso che non vi era nessuna possibilità scientifica di dire che la traccia ritrovata sotto la scarpa di Valentina Salamone fosse sangue riconducibile a Nicola Mancuso, quindi è caduto, completamente polverizzato, il teorema costruito dal Gip”.

Un ulteriore capitolo di questa vicenda è stato scritto il 26 settembre quando “la Cassazione – racconta Pennisi –  ha annullato, sia pur con rinvio, l’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato la misura cautelare in carcere.”  Gli atti del ricorso torneranno, dunque, nel Palazzo di Giustizia di Piazza Verga. Il Tribunale della Libertà dovrà fissare una nuova udienza e valutare nuovamente il ricorso dei legali di Mancuso.

Una decisione quella della Suprema Corte che secondo il difensore di Mancuso doveva avere un peso specifico nelle scelte del Gip. “Questo nella fase cautelare – continua – è un dato di fondamentale importanza: il Gip lo sa bene, la Procura Generale lo sa bene. Subito dopo l’udienza dell’incidente probatorio, infatti, sia la Procura Generale che il Gip chiedeva, spasmodicamente, se la Cassazione avesse deciso e come avesse deciso: perché è ovvio – commenta Pennisi, se la Cassazione avesse deciso in maniera negativa, avesse cioè rigettato il nostro ricorso allora sicuramente questo fatto sarebbe stato valorizzato e come dalla Procura Generale e dal Gip, avrebbe in un certo qual modo confortato le loro scelte. Il fatto, invece, che si è avuto un risultato diverso e cioè che la Cassazione ha annullato con rinvio e, quindi, ha riconosciuto che quanto fosse scritto soprattutto, secondo me, motiveranno sulla base dell’impossibilità di contestualizzare il deposito della traccia di Dna. In questo caso, siccome la Cassazione ha dato “ragione” alla difesa questo fatto diviene neutro e non viene più valorizzato”.

L’avvocato Rosario Pennisi ha deciso di rompere il silenzio per far sapere all’opinione pubblica quanto sta accadendo: “Allora in presenza di un comportamento di questo genere, che certamente non può essere considerato obiettivo: la gente sappia che dal punto di vista procedimentale, per lo sviluppo delle indagini preliminari, il signor Nicola Mancuso è in carcere e il carcere è l’unico luogo dove non dovrebbe stare. Dovrebbe essere scarcerato, dovrebbe essere liberato e a mio modo di vedere il procedimento, addirittura, dovrebbe essere archiviato. Il fatto di aver indirizzato le indagini solo su Nicola Mancuso-  rimarca –  è stato un fatto errato. Se non si torna indietro si continuerà a sbagliare. Questo omicidio, nel caso si trattasse di omicidio, rimarrà un delitto impunito; perché con questi elementi non ci sarà nessun Giudice, nessuna Corte d’Assise in grado di poter emettere – conclude –  una sentenza di condanna a carico di Nicola Mancuso”.

Pubblicato il

07 Ottobre 2013, 16:06

Condividi sui social