16 Marzo 2013, 07:00
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CATANIA – “Dall’analisi delle fotografie dei carabinieri è stata verificata una grave lesione all’alluce del piede destro di Valentina. L’alluce era fratturato e vi era addirittura l’uscita dell’unghio con una poderosa perdita di sangue ai piedi di Valentina”.
Segni di lotta, di battaglia sino all’ultmo respiro. Valentina Salamone -secondo il legale Dario Pastore– non voleva essere uccisa e mentre tentava di difendersi deve aver colpito almeno uno dei suoi possibili aggressori, Nicola Mancuso secondo gli inquirenti (LA REPLICA), che avrebbe perso sangue durante lo scontro, tanto sangue, precisano gli inquirenti.
Tracce ematiche “inconfutabili” secondo il Ris e secondo l’avvocato Dario Pastore, che sono finite sotto la scarpa di Valentina Salamone. Che hanno resistito due anni incelofanate e conservate all’interno di uno scatolo che era destinato a finire negli archivi del palazzo di Giustizia. Se non fosse stato per le indagini difensive coordinate dall’avvocato Pastore, oggi il ricordo di Valentina Salamone sarebbe legato ad una tragica sera finita con un suicidio.
Un suicidio immaginario capace di convincere gli investigatori che in un primo momento si erano accostati al caso, al prezzo di riscrivere le leggi della fisica ed ogni possibile ricostruzione logica degli ultimi istanti della diciannovenne. Con i piedi che poggiavano per terra, Valentina si sarebbe impiccata “per induzione” semplicemente accostando il collo ad un grande cappio, mentre con entrambe le mani tratteneva la corda.
“Il corpo di Valentina -spiega a LivesiciliaCatania Dario Pastore- presentava delle ecchimosi vistose ed evidenti. Lo stesso consulente legale nominato dal pubblico ministero aveva scritto che quell’evento morte era incompatibile con l’ipotesi suicidiaria e le ecchimosi si potevano spiegare soltanto con l’intervento dei terzi. La seconda consulenza medico legale ha dimostrato che la macchia di sangue sotto la scarpa di Valentina apparteneva a Nicola Mancuso, questo colloca il Mancuso sulla scena del crimine al momento del fatto”.
La corda è fissata alla trave attraverso una gassa d’amante, un nodo fisso che non poteva essere fatto da Valentina. “Abbiamo misurato l’altezza da terra della trave, anche salendo sopra una sedia, Valentina non poteva arrivare così in alto e in ogni caso, difficilmente sarebbe stata in grado di fare un nodo che solo pochi professionisti conoscono”.
I segreti della casa. Una festa a base di Vodka e Redbull. Una festa durata qualche ora e finita all’improvviso dopo un litigio, secondo i verbali degli “amici” di Valentina. Una scenata di gelosia di Valentina -si legge nei verbali- avrebbe costretto alcuni dei presenti a rientrare a casa all’1:30. Durante il tragitto Mancuso avrebbe procurato 4-5 “pippotti di cocaina”.
Eppure c’è un dato che l’avvocato Dario Pastore ritiene essere determinante: le foto scattate dai carabinieri poche ore dopo l’omicidio di Valentina documentano che la casa era tirata a lucido e in perfetto ordine.
“Il lavandino -dice Pastore- era perfettamente pulito con la spugna ripiegata e neanche un bicchiere da lavare. Neanche la stanza di Valentina era in disordine, ogni vestito è accuratamente piegato.
Quella raccontata dalle foto che LivesiciliaCatania mostra in esclusiva non può essere la casa che ha ospitato una festa conclusa improvvisamente dopo una lite. I pavimenti sono lindi e non c’è traccia di sporcizia. Sarebbe “verosimile”, secondo Pastore, “che qualcno ha ripulito la villetta dopo l’omicidio di Valentina, magari eliminando ogni traccia di quello che era accaduto poche ore prima”.
“Non soltanto Valentina non si è suicidata -conclude il legale- ma ha combattuto strenuamente contro i suoi aggressori per evitare di essere uccisa. L’alluce fratturato, le ecchimosi, dimostrano che ha combattuto per sopravvivere. Affermare che si è suicidata è un’offesa alla dignità di questa ragazza”.
PRIMA PUNTATA – SECONDA PUNTATA – L’INCHIESTA – LA REPLICA
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16 Marzo 2013, 07:00