10 Maggio 2013, 04:49
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CATANIA – L’omicidio di Giacomo Spalletta avvenne il 14 ottobre 2008. Nella ricostruzione di questo delitto gli investigatori legano un altro fatto di sangue, quello di Gaetano Fichera ammazzato qualche mese prima di Spalletta in una traversa del viale Mario Rapisardi. L’occhio della Procura punta direttamente l’attenzione all’interno del clan Sciuto Tigna, ma la svolta arriva grazie all’intuito di un investigatore che decide di far installare delle microtelecamere e delle cimici nella lapide di Fichera, e dalle conversazioni si scoprirà che il delitto è maturato all’interno dello stesso gruppo e ha dare l’ordine sia stato Giacomo Spalletta. Per vendicare la morte di Fichera si deciderà, come emerge dalle intercettazioni ambientali e dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, di uccidere Spalletta ritenuto, appunto, il mandante del delitto. Gli inquirenti riescono a identificare anche il gruppo di fuoco che ha freddato Spalletta, e su questo aspetto le riprese audio e video del cimitero danno ulteriori conferme. Proprio il giorno dell’omicidio le telecamere immortalano per la prima volta la presenza di Sebastiano Lo Giudice alla lapide, questo oltre ai comportamenti dei familiari di Fichera, fanno pensare ai festeggiamenti per l’aver appreso una buona notizia: la morte dell’assassino del loro congiunto.
Alle ore 09:55 circa del 14 novembre 2008, Giacomo Spalletta viene assassinato mentre, a bordo del proprio scooter, percorreva via S. Maria della Catena. Il servizio di intercettazione e videosorveglianza effettuato nella lapide di Fichera consentiva di registrare la presenza, proprio il giorno dell’omicidio e appena 40 minuti dopo l’agguato a Spalletta, di Sebastiano Lo Giudice, accompagnato da un’altra persona, recatosi al cimitero per rendere omaggio a Sebastiano Fichera. I due baciano la tomba del defunto e si soffermano sul luogo guardandosi intorno. La telecamera mostra come Lo Giudice segue con lo sguardo i movimenti della vedova Fichera la quale si dirige sul retro della tomba e, al ritorno, fa un cenno con gli occhi a Lo Giudice e si ascolta, fra le frasi incomprensibili, che chiede “Se ne è andato?”. La risposta che ne segue non è comprensibile. Lo Giudice di rimando attira l’attenzione della donna con un leggero sorriso come a voler lasciare intendere un qualcosa. Dopo qualche altro scambio di battute, anch’esse incomprensibili a causa di forti rumori esterni, Lo Giudice va via.
Dopo qualche minuto la vedova scoppia in un pianto liberatorio, abbraccia la cognata. Esternazioni di gioia e felicità si evincono anche dal comportamento della sorella di Fichera la quale si lascia andare, rivolgendosi alla tomba del fratello, anche ad una significativa espressione di soddisfazione “…Ora c’è chi ti fa compagnia! ”.
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10 Maggio 2013, 04:49