Duplice omicidio a Villagrazia| Il Dna per rompere il silenzio

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12 Aprile 2016, 19:44

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PALERMO – I poliziotti due giorni fa sono andati a prelevare i campioni di saliva degli indagati in carcere. Ancora qualche giorno e gli investigatori sono certi di acquisire la prova regina: e cioè che il Dna isolato nella traccia organica trovata su un bossolo recuperato sul luogo del duplice omicidio di Villagrazia appartenga ai coniugi Carlo Gregoli e Adele Velardo, o solo a uno di essi, fermati per l’assassinio di Vincenzo Bontà e Giuseppe Vela.

Marito e moglie si erano rifiutati di sottoporsi all’esame ed è arrivata l’imposizione da parte del giudice per le indagini preliminari Lorenzo Iannelli. I coniugi continuano a professare la propria innocenza. Sono in carcere dal 3 marzo scorso. Più di un mese senza mostrare segni di cedimento. Un atteggiamento granitico che sorprende gli stessi investigatori della Squadra mobile. Eppure c’è stato un primo passaggio che avrebbe potuto provocare una reazione.

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Una delle pistole usate per il delitto era in casa dei coniugi Gregoli. Ne sono certi gli esperti della Scientifica. Si tratta di un modello Tanfoglio Stock 2, calibro 9 semiautomatica, usata per le gare di tiro dinamico, disciplina praticata da Gregoli e dalla moglie. Ora i prelievi del Dna potrebbe aggiungere il tassello decisivo. Eppure i due indagati restano imperturbabili. Chiusi nel loro silenzio e nella prima versione offerta ai pubblici ministeri Sergio Demonitis e Claudio Camilleri e al capo della Mobile Rodolfo Ruperti. Una versione di difesa a oltranza. Resta misterioso l’eventuale movente: sono state banali liti di vicinato o fra vittime e presunti assassini c’erano motivi di scontro più profondi e chissà quali interessi in ballo?

 

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12 Aprile 2016, 19:44

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